Tempo di nuovi condottieri

Redazione

Tempo di nuovi condottieri

domenica 07 Marzo 2021 - 09:06

Con una tempistica inaspettata, rapida e per certi versi traumatica rispetto alla consueta lentezza delle procedure di formazione di ogni nuovo esecutivo, il governo presieduto da Mario Draghi si è rapidamente delineato ed insediato. Quasi un gabinetto di guerra. In effetti il primo obiettivo da perseguire è la sconfitta della pandemia e della crisi economica e sociale che ne costituisce la drammatica e visibile conseguenza. A guidare l’Italia tramortita e sgomenta è stato chiamato un nuovo “capitano generale” non proveniente dai soliti ranghi, una guida che per prestigio, autorevolezza e competenza non può essere messa in discussione da alcuno dei precedenti luogotenenti o comandanti.

Le truppe di chi in precedenza minacciava aventiniani ritiri o improbabili mortali duelli a oltranza per il salvifico ricorso alle urne si sono rapidamente dissolte. Nei confronti dei protagonisti di prima si è piano piano fatta strada l’ipotesi che “non erano all’altezza degli eventi”. E poi quella scelta malamente indotta di resistere a oltranza alla ricerca della “quarta gamba” per supportare la risicata maggioranza è apparsa ai più come indice di caparbietà, il contrario della sapienza politica.

Draghi, Il nuovo capitano ha imposto o meglio ha riportato in vita alcuni principi che la politica recente aveva trascurato o dimenticato: al primo posto quello che, quantunque la politica rimanga terra d’elezione per la menzogna e l’ipocrisia, questedebbano essere ridimensionate come impone la difficile situazione del paese; al secondo posto il principio che il silenzio è la regola fondamentale dell’agire politico e che il governo deve comunicare attraverso i fatti e i risultati più che con le parole; terzo che i comportamenti dei componenti il governo devono essere improntati alla sobrietà e alla misura. Tornano di moda termini come etica, condotta, morale che la goliardica arrembanzadi certa elite politica aveva mandato in soffitta. Infine come corollario finale torna prepotentemente in scena la competenza come elemento decisivo per ricoprire determinati incarichi; il messaggio è cambiato: si torna al vecchio mantra di Thomas Carlyle “chi non ha fatto niente non sa niente”.

Il nuovo comandante ascolta, annuisce, annota, non commenta, non dichiara, non proclama, ma decide, fissa indirizzi e strategie, rimuove e promuove alla guida di strutture e organizzazioni che potrebbero rivelarsi decisive nella conduzione della guerra che l’Italia è chiamata a combattere. Assumere certi incarichi nei momenti difficili è sempre sintomo di una dose di lucida follia, forse è quella di cui in questo momento il paese ha bisogno.

Eugenio di Savoia-Carignano ritratto nel frontespizio, l’ultimo capitano generale, servì sotto molte bandiere, si distinse sin da giovane per coraggio e determinazione riportando memorabili vittorie che rimangono ancora oggi come esempio di strategia e tattica militare nella storia d’Europa.

Sotto la guida di Mario Draghi, il nuovo Capitano Generale d’Italia, forse avremo l’alba del giorno della fine della pandemia e il tramonto della conta giornaliera prevista dal bollettino di guerra del virus.

Gaio Svetonio Tranquillo

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