Basile (120mila euro) guadagna più di Conte (80mila euro): alla faccia del "Salva Messina"

Redazione

Basile (120mila euro) guadagna più di Conte (80mila euro): alla faccia del "Salva Messina"

venerdì 30 Ottobre 2020 - 09:08

La nomina del direttore generale di Palazzo Zanca, com’era logico che fosse, sta sollevando un vespaio di polemiche. Cgil e Uil, i sindacati contro i quali il sindaco Cateno De Luca ha ingaggiato un duello a suon di insulti, sono stati i primi a mettere in risalto le contraddizioni del primo cittadino per via di una nomina discutibile.

Federico Basile, uomo per tutte le stagioni politiche (i beneinformati dicono che sia passato per diverse segreterie politiche cittadine, ultima quella di Sicilia Futura dell’ex deputato regionale Beppe Picciolo), da ieri è formalmente il direttore generale del Comune di Messina. L’ingaggio è di 120mila euro netti, quindi al lordo la sua paga è di circa 150mila euro.

All’indomani della sua elezione, il sindaco Cateno De Luca annunciando a mezzo Fb il siluramento dell’ex segretario-direttore generale, Nino Le Donne, aveva scritto che il Comune avrebbe risparmiato 60mila euro aggiungendo che mai Palazzo Zanca avrebbe avuto un city manager. Dal momento che solo gli stupidi non cambiano idea, il sindaco ha deciso di dotare il Comune di un direttore generale con un consistente esborso di denaro.

Basile guadagnerà più del premier Giuseppe Conte che di stipendio prende 80mila euro l’anno. Il nuovo direttore generale ne guadagnerà 120mila, ovvero 10mila al mese, ma è lecito attendersi che lascerà un obolo a qualche associazione Onluss che gravita nella galassia-De Luca. Cosa che farebbero anche altri amministratori nominati da De Luca.

Ciò che fa comunque discutere non è tanto la nomina che è certamente legittima, ma il fatto che nessun consigliere comunale ha pensato bene di muovere la questione politica. I rappresentanti del popolo che siedono sugli scranni di Palazzo Zanca, dopo avere votato il “Salva Messina” sotto la minaccia delle dimissioni del sindaco (che avrebbe comportato anche la loro decadenza), se ne stanno in religioso silenzio.

Nemmeno un gridolino da parte di consiglieri comunali pronti a denunciare la qualsiasi, il riferimento va all’iperattivo funambolico Libero Gioveni (fresco dell’ennesimo cambio di casacca), piuttosto che al consigliere Salvatore Sorbello, distintosi in questi due anni e mezzo per le sue sterili polemiche. O che dire di Alessandro Russo, l’unico oppistore di Cateno De Luca, silenziato dal sistema di potere “oscuro” cittadino, dopo che ha tentato di avere le carte (mai rese pubbliche), su come sono stati gestiti i fondi della Protezione civile durante l’emergenza Coronavirus della scorsa primavera. Senza parlare dei consiglieri del M5S votati a portare la pagnotta a casa, impalpabili fino ad oggi in un consiglio comunale narcotizzato dalle parole (e minacce di dimissioni), del primo cittadino.


I messinesi (buddaci e mmuccalapuni) si devono sorbire l’ennesimo smacco del sindaco venuto da Fiumedinisi che ha trasformato Messina in un feudo. A proposito di feudi, il sindaco sta tentando l’ennesima conquista: si tratta dell’Ordine dei dottori commercialisti. Il candidato presidente dell’uscente Enrico Spicuzza è il commercialista Francesco Vito, già finito sotto inchiesta per lo scandalo Fenapi e uomo legatissimo al sindaco De Luca.

Davide Gambale