L’Abruzzo non ama i pavoni. Di Pericle

Redazione

L’Abruzzo non ama i pavoni. Di Pericle

lunedì 11 Marzo 2024 - 18:44

Gli abruzzesi non hanno tenuto in grande considerazione le metafore zoologiche di Bersani e l’alchimia elettorale di Bettini. Il centrodestra ha asfaltato in maniera netta il cosiddetto campo largo. In Sardegna, infatti, il centrodestra ha perso per propri gravi demeriti, ma è bastato proporre un candidato appena sufficiente per vincere a mani basse: Marsilio non è De Gaulle, ma al contrario di Truzzu era spendibile. Il popolo che vota per il centrodestra non ama i litigi, al contrario vuole essere rassicurato. Eppure la vittoria in Sardegna è stata considerata campale: “il vento è cambiato, le matite hanno vinto sui manganelli”.

Forte di questa convinzione la “nueva Evita” sarda è diventata il volto televisivo della riscossa e si è trasformata in una Ferragni del consenso. In realtà anche nelle elezioni regionali della Lombardia era assurta (ipse dixit) ad influencer del consenso ma con scarsissimi risultati. In riferimento a questi ultimi giova ricordare che il suo partito (M5S) in Sardegna non è stato un top player e in Abruzzo ha perso il 12 per cento rispetto alle elezioni politiche del 2022 e alle elezioni regionali del 2019. Ma la “nueva Evita” sarda e Conte si sono atteggiati a pavoni e, come narcisi, si sono specchiati considerandosi belli, bravi e invincibili, ma l’Abruzzo è terra di lupi non di pavoni o galli cedroni. Suscita, poi, insofferenza leggere o ascoltare le analisi degli opinionisti schierati a sostegno delcampo largo quando affermano: “l’astensionismo ha fatto vincere il centrodestra”. Una domanda: in Sardegna la percentuale dei votanti è stata sovrapponibile a quella dell’Abruzzo, come mai in un caso è vittoria campale e nell’altro è una vittoria dimezzata? Quale valutazione matematica o filosofica supporta tale considerazione? La risposta è semplice: una sindrome rancorosa. Per meglio comprendere la vacuità e la inconsistenza dei pavoni descritti basterebbe leggere “Il cavaliere inesistente” (Italo Calvino, 1958).

I protagonisti di questo romanzo sono due paladini di Carlo Magno: il cavaliere inesistente, di nome Agiulfo, è rappresentato da una lucida armatura vuota (leggi Conte), mentre Rambaldo è figura insignificante (leggi Todde). Sarebbe opportuno che gli apostoli del centrosinistra riflettessero seriamente sul risultato elettorale del Portogallo che ha visto dopo dieci anni soccombere la sinistra. A meno che, le metafore zoologiche e le alchimie elettorali, non vengano considerate pozioni salvifiche e assoluti strumenti del consenso.

Pericle

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