Elezioni rettore, urne chiuse: espresso l’88,5% dei voti pesati. Domani lo spoglio

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Elezioni rettore, urne chiuse: espresso l’88,5% dei voti pesati. Domani lo spoglio

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lunedì 27 Novembre 2023 - 07:00

In un clima fortemente teso e caratterizzato da tantissima incertezza, si è concluso il giorno in cui la comunità accademica messinese deciderà chi sarà a guidarla per il prossimo sessennio. Oggi si è tenuto infatti il ballottaggio a seguito del quale verrà fuori il nome del prossimo magnifico rettore dell’Università di Messina.

I candidati sono due, la professoressa Giovanna Spatari, che rappresenta di fatto la candidata designata dall’amministrazione uscente, quella dell’ormai ex rettore Salvatore Cuzzocrea, e il professor Michele Limosani, che sin dall’inizio della campagna elettorale si è presentato come candidato di rottura rispetto al rettorato del prof. Cuzzocrea. I votanti, pertanto, sono stati chiamati a fare una scelta netta: confermare la continuità o rompere definitivamente con il rettorato del professor Salvatore Cuzzocrea.

Si è votato dalle 8 alle 20 di oggi presso il plesso centrale dell’Università di Messina. Domani, invece, è previsto lo spoglio in diretta streaming. Nella precedente votazione del 23 novembre, i voti espressi, tra pieni e ponderati, erano stati 1180. Alla chiusura delle urne di oggi, sono stati espressi l’88,53% dei voti equivalenti, pari a 1197 voti sui 1352 complessivi, venendo pertanto superato il quorum di validità dell’elezione, pari a 677 voti equivalenti. A questo punto affinché uno dei due candidati venga eletto dovrà ottenere la maggioranza assoluta dei votanti.

Alle ore 20 hanno votato complessivamente 2540 aventi diritto. Il dato si riferisce a voti non equivalenti e risulta così ripartito: 970 tra docenti, ricercatori TD (art. 24 comma 3, lett. B) e dirigenti amministrativi; 129 ricercatori TD (art. 24 comma 3, lett. a), voti equivalenti 39; 788 tra componenti del personale T-A, lettori e collaboratori esperti linguistici, voti equivalenti 185; 653 tra studenti, dottorandi, assegnisti e specializzandi, voti equivalenti 3.

Riassunto dell’ultimo weekend. Per i nuovi arrivati, la prima chiamata alle urne si è tenuta giovedì scorso, e ha visto tre candidati (due di fatto dopo una lettura più attenta degli eventi delle ultime 48 ore, ci torniamo tra poco): il professor Michele Limosani, direttore del dipartimento di Economia, il professor Giovanni Moschella, ex prorettore vicario e, dunque, ex numero due dell’allora rettore Salvatore Cuzzocrea, e la professoressa Giovanna Spatari, prorettrice con delega al Welfare. Il primo turno elettorale si è concluso con un testa a testa tra il professor Limosani (che ha ottenuto la maggioranza delle preferenze) e la professoressa Spatari (arrivata seconda con uno scarto di una quarantina di voti). Il professor Moschella, invece, è arrivato terzo con un ampio margine di distacco. Nel pomeriggio di venerdì il prof. Moschella ha ritirato ufficialmente la propria candidatura, trasformando di fatto la competizione elettorale di oggi in un ballottaggio anticipato tra i professori Limosani e Spatari.

Nella mattinata di sabato è stato annunciato l’appoggio (neanche tanto) a sorpresa del professor Moschella alla candidatura della professoressa Spatari. Alcuni, infatti, davano quasi per scontato un tale epilogo. Nonostante il prof. Moschella si presentava ufficialmente come candidato che potesse cogliere quella parte di elettorato che non si riconosceva né nella professoressa Spatari, né nel prof. Limosani, in diversi tra i corridoi dell’Ateneo messinese erano pronti a scommettere che quanto accaduto fosse una strategia orchestrata sin dall’inizio dalla governance uscente per drenare voti all’opposizione. Il prof. Limosani, ad esempio, in un passaggio della sua riflessione pubblicata dopo l’ufficializzazione dell’endorsement del prof. Moschella alla professoressa Spatari, ha lasciato intendere che la candidatura del prof. Moschella sia stata sin dall’inizio un pretesto per drenare voti nei suoi confronti, con l’obiettivo di riversarli a tempo debito a favore della professoressa Spatari: “O, magari, […] le sue strategie [di Moschella, ndr], sin dall’inizio, prevedevano di cercare di drenare il consenso nei miei confronti, per poi arrivare a questo finale…”, ha affermato il prof. Limosani, chiosando poi che in tanti che avevano dato la loro fiducia al prof. Moschella si sono sentiti traditi da questa scelta.

Il fronte Spatari-Moschella, in ogni caso, si è sempre difeso dalle critiche, definendo l’accordo raggiunto come un accordo basato su criteri di trasparenza e qualità, che non prevede in alcun modo un qualche spartimento di poltrone: “La convergenza sul programma e il metodo di lavoro tra il prof. Giovanni Moschella e me, viene strumentalmente travisata da taluni come una distribuzione di poltrone o, peggio, come veto posto ad alcuni colleghi di far parte degli organigrammi futuri. – ha dichiarato la professoressa Spatari alla vigilia del silenzio elettorale – Evidentemente, queste logiche spartitorie non rientrano nei criteri che da sempre hanno indirizzato ogni mia attività, ispirata invece alla massima partecipazione e linearità nelle scelte di un gruppo fin dall’inizio unito e coeso”.

Nonostante l’accordo raggiunto, una cosa è certa: elezioni del rettore di questo tipo non se ne vedevano probabilmente da decenni, il risultato finale di tale ballottaggio è tutto fuorché scontato. Questo perché il travaso dei voti ottenuti dal prof. Moschella al primo turno non sarà matematico. Il tutto dipenderà da quanti voti erano per il programma del prof. Moschella, espressione di persone che votavano la bontà della sua proposta elettorale, e quanti voti di sua “proprietà”, da ricondurre ai suoi fedelissimi, persone che hanno votato il prof. Moschella in quanto è il prof. Moschella. Per una più approfondita analisi dei flussi elettorali clicca qui.

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