Elezioni Unime, bagno di folla per Limosani: “Sarò il rettore di tutti”

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Elezioni Unime, bagno di folla per Limosani: “Sarò il rettore di tutti”

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mercoledì 15 Novembre 2023 - 07:00

“Se la comunità me lo concederà, sarò il rettore di tutti, un rettore senza settore scientifico-disciplinare”. Si è tenuta ieri, presso il dipartimento di Economia dell’Università di Messina, la presentazione del programma elettorale del professor Michele Limosani, direttore del dipartimento di Economia candidato a rettore per il prossimo sessennio. La presentazione si è tenuta in un’Aula Magna gremita di persone, dai docenti provenienti da ogni dipartimento al personale tecnico-amministrativo, da assegnisti e dottorandi a studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale. Quello di ieri è stato un autentico bagno di folla per l’economista messinese, tale da portare decine di persone a seguire l’incontro in piedi o nella seconda Aula Magna del dipartimento, dalla quale era possibile seguire i vari interventi che si sono susseguiti da remoto.

Se dobbiamo sintetizzare in una parola il corposo programma del prof. Limosani, che consta di ben 63 pagine, questa è discontinuità. Discontinuità con l’amministrazione dell’ormai ex rettore Salvatore Cuzzocrea, dimessosi nelle scorse settimane a seguito della tempesta sui rimborsi, che si traduce in un’azione di governo orizzontale, in cui i dipartimenti ricoprono un ruolo cruciale nelle decisioni prese dal rettore, contro la gestione verticistica che, a detta dell’economista, ha caratterizzato l’amministrazione Cuzzocrea. In poche parole, il prof. Limosani si propone di essere, usando parole sue, “un rettore senza settore scientifico-disciplinare”, un rettore che darà pari dignità a ciascuno dei dodici dipartimenti dell’Ateneo peloritano grazie a una maggiore autonomia decisionale sul come implementare le proprie risorse.

A rafforzare l’idea del rettore di tutti, di tutte le anime della comunità accademica, è stata la presenza degli interventi autorevoli che hanno preceduto quello del prof. Limosani, dalla professoressa Elena Caliri, ordinaria in Storia romana che rappresentava l’anima umanistica, al professor Fortunato Neri, ordinario di Fisica sperimentale in rappresentanza della macroarea delle cosiddette scienze dure. E ancora: da Giovanni Squadrito, ordinario in Medicina interna appartenente al settore delle Scienze della vita, a Maria Angela Castriciano, attualmente ricercatrice di tipo B presso il dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali, dipartimento di provenienza del professor Salvatore Cuzzocrea. E ovviamente non è mancato il coinvolgimento del personale tecnico-amministrativo con la relazione dell’ingegner Francesco Oteri, oltre che della componente studentesca, rappresentata per l’occasione da Chiara Furlan, studentessa presso il corso di laurea in Medicina e chirurgia nonché rappresentante degli studenti al Senato accademico.

E a proposito degli studenti, il prof. Limosani, che nelle ultime settimane è stato di fatto l’unico tra i candidati a spingere affinché venisse realizzato prima del 23 novembre, data del primo turno elettorale, un pieno allineamento tra Regolamento dell’elezione del rettore e Statuto d’Ateneo per assegnare un maggiore peso alla componente studentesca, ha deciso di cambiare l’ordine della scaletta degli interventi dando prima la parola a Furlan: “Riprendendo le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo recente intervento in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico della Federico II di Napoli, gli studenti sono la ricchezza prima e fondante di tutte le università”, ha affermato il prof. Limosani introducendo l’intervento della studentessa.

“Il test di medicina mi ha radicalmente cambiato la vita, Messina sarebbe dovuta essere solo una tappa, diventando poi quella che definisco con orgoglio la mia seconda casa. – ha esordito Furlan con una voce visibilmente rotta dall’emozione – Lo studente va valorizzato, per questo noi studenti pensiamo a un ateneo con spazi realmente fruibili. L’accesso a una formazione di qualità passa attraverso misure di sostegno allo studio. Siamo certi che il professor Limosani sappia incarnare l’idea di un’università come ascensore sociale, pur nella consapevolezza di colmare i divari con le università del nord Italia. Tra tessuto sociale e università c’è una relazione bidirezionale, per ridurre la fuga di cervelli bisogna investire su politiche di placement. Sul fronte del sostegno psicologico, bisogna investire su strumenti quali il CeRIP, su cui c’è ancora tanto da fare. Le nostre proposte sono state soffocate per anni da un’amministrazione sorda e autoreferenziale. Sono certa, e qui parlo a nome della stragrande maggioranza delle associazioni studentesche, che il prof. Limosani possa incarnare il nostro modello ideale di università”.

È stata poi la volta del professor Neri: “Sono in questa università da decenni, durante i quali ho avuto modo di conoscere tante persone ognuna delle quali con il suo modo di affrontare le problematiche. Conobbi il prof. Limosani circa 20 anni fa, si occupava di trasferimento tecnologico e mi fu di grande aiuto. Dalla mia esperienza posso affermare che Michele Limosani ha il profilo e le competenze per assumere il ruolo di rettore. Anche nel programma ho apprezzato la sua capacità di analisi di alcune problematiche che non conoscevo, come il differente stipendio percepito dai ricercatori. Ciò fa pensare a come certe cose siano state gestite in precedenza. Ma ciò che apprezzo maggiormente del suo programma è il rinnovato interesse per i dipartimenti. Sono il cuore di tutti gli atenei, in quanto è lì che si svolgono attività di ricerca, didattica e, per le Scienze della vita, assistenza sanitaria. Tuttavia, ultimamente c’è stata molta disattenzione nei confronti di queste strutture. Viceversa, apprezzo il metodo di lavoro di Michele, collaborativo e fondato sull’ascolto. Secondo la sua visione di università le risorse verranno allocate sulla base di piani predisposti dai dipartimenti, la cui effettiva implementazione verrà monitorata nel corso del tempo. Ciò genera un sistema virtuoso, che responsabilizza tutta la comunità accademica. Queste progettualità devono poi essere condivise tra i dipartimenti. Al riguardo, la sua proposta del corpo docenti si muove in tale direzione.

“L’idea poi di formalizzare la struttura dell’università in poli scientifici è di per sé ottima, poiché consente di accentrare, e dunque razionalizzare i relativi costi, determinate attività specifiche a certi dipartimenti. Si tratta di predisporre dei servizi che guardino all’area di riferimento in cui sono collocati. Per quanto riguarda la didattica, bisogna puntare all’efficacia della stessa: spesso non abbiamo modo di verificare se il trasferimento di conoscenze dal docente agli studenti avviene in modo efficace. Bisognerebbe trovare il modo di capire l’efficacia di un corso di studi, al di là degli indicatori proposti a livello nazionale, che offrono solo una visione parziale del fenomeno. Discontinuità è una delle parole chiave contenute nel programma. Discontinuità non va intesa come faziosità, ma come l’effetto di un diverso metodo di lavoro, che punti alla collaborazione contro l’attuale metodo verticistico. Tra i due metodi, a parità di obiettivo, il primo è nettamente superiore al secondo, perché coinvolge le persone. Michele incarna questi valori, motivo per cui do il mio pieno appoggio”.

L’intervento del prof. Neri

Subito dopo è intervenuta la professoressa Caliri: “Sono andata a verificare quali fossero le parole più ricorrenti nel programma di Michele. Tra queste troviamo condivisione, inclusività, legalità, partecipazione, valorizzazione. Questi termini sono indicativi di un programma che condividiamo. Voglio spendere una riflessione sulla parola rispetto, che nel programma di Michele viene declinato in due direzioni: rispetto delle regole e della persona. Uno dei tanti lasciti che la riforma Gelmini ci ha lasciato è fornire un’impotenza verso chi gestisce in modo autocratico il potere con potenza. Dalla lettura del programma di Michele emerge invece la volontà di respingere una deriva autocratica che perda il senso di una comunità democratica che dialoga. I mezzi per evitare una tale distorsione prevedono una diversa distribuzione del potere, che tenga conto di una reale collaborazione tra rettore e altri organi accademici. Trovo poi interessante la proposta di istituzione di un Osservatorio europeo sul Mediterraneo, per far sì che l’Università di Messina sia effettivamente una finestra nel cuore del Mediterraneo, un luogo di intreccio tra culture in grado di accompagnare non solo gli studenti al mondo del lavoro, ma anche di consegnare uguali dignità e valore a un sapere sganciato da logiche di mercato”.

“Tra i punti che più mi hanno colpito del programma di Michele – ha affermato il prof. Squadrito – è la trasparenza, specie per quel che riguarda il reclutamento dei ricercatori. Abbiamo subito un periodo difficile di pandemia che ha tarpato le ali alla crescita del Policlinico universitario. La programmazione del prof. Limosani sarà finalmente foriera per una crescita del Policlinico di Messina. Per questi e altri motivi do il mio consenso incondizionato per l’elezione a rettore del prof. Michele Limosani”.

“Sono un chimico che è cresciuto e si è formato dentro questo Ateneo. – ha esordito la professoressa Castriciano – Successivamente ho ottenuto la posizione a tempo indeterminato nel Consiglio Nazionale delle Ricerche. Nonostante la soddisfazione per la stabilità economica raggiunta, la voglia di tornare a Messina mi ha spinto a rimettermi in gioco, candidandomi per una posizione da ricercatore a tempo determinato di tipo B, che ho successivamente vinto. Durante questo periodo, sono stata a stretto contatto con i ricercatori a tempo determinato, ai quali non manca il senso di ansia dovuto alla precarietà del loro lavoro. I colleghi ricercatori meritano una particolare attenzione, a partire da una stabilità lavorativa. Perché i ricercatori sono un valore aggiunto per il nostro Ateneo. Anche per questo sono rimasta piacevolmente colpita per l’attenzione riposta dal prof. Limosani ai ricercatori a tempo determinato, focalizzandosi sulle loro diverse problematiche. Ultimamente mi sono chiesta cosa ci aspettiamo dal futuro rettore, quello che mi aspetto io è un ateneo di cui essere orgogliosi, in cui ciascuno di noi sia protagonista e non semplice spettatore. Mi aspetto un Ateneo in grado di fare rete. Mi aspetto la valorizzazione del merito e il sostegno ai giovani ricercatori. Mi aspetto un ambiente che sia da stimolo per gli studenti che ci accompagnano. Questi sono punti che ho trovato nel programma del prof. Limosani, e per questo do il mio sostegno alla sua candidatura alla carica di rettore”.

La professoressa Castriciano durante il suo intervento

“Mi sono occupato di aspetti tecnici e gestionali del patrimonio edilizio, motivo per cui ho potuto sperimentare diversi modi in cui è stato interpretato il ruolo di vertice di una comunità. – ha dichiarato l’ingegner Oteri – Ho avuto modo di collaborare con Michele, e ne ho apprezzato il metodo di lavoro. Un metodo che prevede la valutazione di ogni progetto secondo un percorso critico sottoposto a prove di resistenza, un metodo che incorpora un’analisi costi-benefici. Un metodo certamente più complesso, ma sicuramente migliore di un metodo verticistico e autoreferenziale. Sono sicuro che Michele sia in grado di applicare questi metodi su diversi aspetti dell’amministrazione universitaria. Ne è un esempio l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, aspetto ampiamente toccato nel suo programma. Lui si definisce primus inter pares, sono sicuro che lui sappia interpretare questo ruolo anche tra il personale tecnico-amministrativo”.

A chiudere la presentazione del programma elettorale è stato il prof. Limosani: “Dati gli avvenimenti delle ultime settimane, mi sono chiesto se l’Università avesse avuto la forza di reagire. Alla luce di un’aula così piena, sono convinto che sì, l’Università di Messina ha le forze per ripartire. Ma da dove? Ci siamo illusi, o meglio ci hanno illuso. I risultati propagandati dalla vecchia amministrazione se letti in valore assoluto potrebbero risultare lusinghieri, ma se confrontati con quelli di altri atenei ci rendiamo conto che alcune problematiche strutturali sono rimaste intatte. Pensate alle politiche di reclutamento: abbiamo fatto un reclutamento dai numeri impressionanti. Ma quando guardiamo a cosa hanno fatto gli altri atenei, vediamo che mentre il sistema italiano è cresciuto del 12%, Messina sta ad appena il 6%. E non c’entra solo il divario con il nord, perché anche altri atenei del sud sono riusciti a fare bene al pari di quelli del nord. E che dire sulle risorse finanziarie esterne? L’Università di Catania è riuscita a portare a casa 88 milioni euro. L’Università di Palermo 77 milioni. Quella di Messina appena 21 milioni. Anche a Reggio Calabria ci hanno superato con quasi 38 milioni.

L’intervento del prof. Limosani

“C’è tanto da cambiare. Stiamo affrontando una grave crisi non solo gestionale, ma anche e soprattutto reputazionale dopo quanto accaduto nelle ultime settimane. Questa caduta di reputazione la stiamo vivendo personalmente. Ci sono colleghi di Messina i cui contributi su lavoro e legalità sono stati rimandati alla luce di quanto accaduto di recente [con il caso rimborsi, ndr]. Il messaggio è che bisogna cambiare rotta, bisogna invertire questo declino. E chi può imprimere una svolta? Il cambiamento non può venire da coloro che sono in continuità di azione e di pensiero con la precedente amministrazione! La professoressa Spatari ha confermato la continuità politica con l’amministrazione Cuzzocrea. Particolare il caso del prof. Moschella: fino a qualche mese fa è stato il braccio destro di Cuzzocrea, difendendolo in pubblico durante le interviste giornalistiche, nell’ambito delle quali aveva dichiarato di sottoscrivere tutto quello che l’amministrazione aveva fatto e di condividerne il metodo. Poi succede che la professoressa Spatari si candida, e il prof. Moschella si dimette da braccio destro del prof. Cuzzocrea mandando una nota a tutti noi, nella quale ha contraddetto le dichiarazioni pubbliche di qualche mese addietro, dicendo che da tanto tempo non condivideva più il metodo di Cuzzocrea.

Ai due candidati non è possibile sottrarsi a un’ammissione di responsabilità circa i danni reputazionali dell’Ateneo. Ciò che è accaduto negli ultimi cinque anni era a loro noto, atteggiamenti di supponenza e arroganza. Atteggiamenti in cui le persone e le regole non venivano rispettate. Abbiamo assistito al mancato confronto, a dichiarazioni che si sono mostrate false alla prova dei fatti. Tutto sintomatico di un modus operandi che era evidente che avrebbe portato al naufragio della nostra comunità. Nulla è stato detto, nulla è stato fatto, se non sussurrare all’orecchio. Rispetto a questo, non aiuta perimetrare le responsabilità affermando di aver avuto “una delega tecnica”: non si accorgeva la prof. Spatari cosa succedeva negli ultimi 5 anni? Le dimissioni dell’ultima ora [di Moschella, ndr] non possono cancellare eventi frutto di un modus operandi perpetrato negli ultimi cinque anni. Poco credibile appare l’invito degli altri candidati a voltare pagina se quando operavano facevano parte di un sistema malato, poco sano. Non possono essere loro gli interpreti di un cambiamento che la comunità desidera. Per questo, ritengo di essere l’unico interprete di un vero cambiamento.

“Il mio programma nasce ed è partecipato, e vi ringrazio tutti per i contributi che mi sono stati dati. È un programma di un’università che deve raccogliere sfide epocali. Io non sono l’uomo di qualcuno o di nessuno. Per queste ragioni, se la comunità me lo concederà, sarò il rettore di tutti, un rettore senza settore scientifico-disciplinare, non stiamo celebrando la restaurazione, non stiamo celebrando il Congresso di Vienna. Come lo realizziamo questo cambiamento? Noi ispireremo l’azione di governo al rispetto delle regole, al riconoscimento e alla valorizzazione del merito. Metteremo al centro la cultura, i filosofi ci ricordano che essa è la seconda natura dell’uomo, che si alimenta dei saperi. Non possiamo solo dare insegnamenti coerenti con le sole logiche di mercato, perché insegniamo anche ad avere il senso del bello, della cultura, dell’armonia. La cultura è al centro della nostra azione, non siamo un’azienda e non possiamo ragionare in termini aziendali. Non si possono modificare le priorità che i dipartimenti si danno nella programmazione. Non si possono eludere i criteri e gli indirizzi stabiliti dal Senato accademico. Non si può selezionare il personale tecnico-amministrativo senza un bando o un interpello. Non si può sentire chiudere un corso di Matematica perché non abbiamo i numeri. Tutto ciò non sarà consentito. Tutto ciò non sarà possibile. Perché noi siamo diversi! Il mio programma non solo è partecipato, ma anche ambizioso. È improntato su un’idea di università del futuro. Ritroviamo l’orgoglio di appartenere a una grande comunità. Viva la nostra comunità accademica, viva l’Università degli studi di Messina”.

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