La sindrome rancorosa del beneficato. Di Pericle

Redazione

La sindrome rancorosa del beneficato. Di Pericle

venerdì 06 Ottobre 2023 - 09:15

La riconoscenza è solo la speranza di piaceri futuri – diceva Giulio Andreotti – . Sicuramente la Senatrice Avv. Dafne Musolino è un illustre apostolo di questo credo ideologico, come è divulgatrice di un altro aforisma: la gratitudine è sentimento del giorno prima. Peccato che il vulcanico Gesù dello Stretto (On. Cateno De Luca) non se ne sia mai accorto.

Il Sindaco di Taormina è un personaggio sveglio, intuitivo, a volte sopra le righe ma sicuramente capace. Egli sconosce però la sindrome rancorosa del beneficato. Di seguito il tentativo di spiegare la malattia.L’ingratitudine è il risultato della perdita volontaria di memoria e di prospettiva etica profonda, è la cancellazione del ruolo che altri hanno avuto nella nostra storia, il rifiuto di ricambiare il dono ricevuto, non per pareggiare un conto o saldare un debito, ma per moltiplicare un bene.

E quanto di più la gratitudine manca come comportamento collettivo, tanto più si assiste ad una sistematica diseducazione civile. Il beneficato è privo della capacità di dire -grazie- al benefattore. L’ingrato-traditore mette in un angolo il benefattore per un senso di inferiorità. In realtà il beneficato sviluppa un complesso che si manifesta attraverso una ipotetica e falsa indipendenza e attraverso il convincimento che lui non deve nulla a nessuno. Scrive Maria Rita Parsi che quando ciò avviene: “E’ il momento in cui la sindrome rancorosa del beneficato prende possesso dell’ingrato divenendo malattia”.

L’inferiorità si tramuta in narcisismo. Il gallo cedrone ne dà raffigurazione esemplare: “Durante il periodo dell’accoppiamento, il gallo cedrone maschio, esegue una danza detta parata. Con la coda a ventaglio, il capo all’indietro canta meravigliosamente prima che sorga il sole per attirare le femmine. Durante l’ultima fase del canto non sente e non vede e diventa una facile preda” (Rigoni Stern).

Chi scrive si augura che la senatrice messinese non sia preda di quella volpe di Renzi.Ma è proprio vero, purtroppo, che la storia non ha insegnato nulla all’On. Cateno De Luca: si doveva ricordare che a Caligola non portò bene avere nominato il suo cavallo Incitatus “senatore”.

Pericle

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