Enzo Basso racconta i segreti del “Ricatto Montante”

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Enzo Basso racconta i segreti del “Ricatto Montante”

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venerdì 21 Luglio 2023 - 16:31

I segreti del più grande scandalo giudiziario siciliano, destinati in parte a restare tali. “Ricatto Montante” chiude la trilogia di Giustiziamara, tre volumi del giornalista Enzo Basso che hanno passato in rassegna il Caso Amara, il Caso Palamara e ora il Caso Montante, il paladino dell’Antimafia siciliana, inventore del rating di legalità, sotto processo a Caltanissetta dopo avere rimediato in appello una condanna a otto anni.

In nove capitoli, il volume passa in rassegna la primavera di Confindustria siciliana, le manovre politiche e sindacali per fare nascere il governo Crocetta e tutti gli affari nascosti dietro la scalata alla Presidenza della Regione dell’ex sindaco di Gela, imputato nel processo Montante e ora emigrato in Tunisia.

È analizzata la parabola imprenditoriale di Montante, la conquista della carica di delegato nazionale per la legalità di Confindustria, la grande operazione di marketing delle biciclette con la storia fasulla del nonno Calogero, inventore delle bici Montante del quale, per ordine della Prefettura di Caltanissetta, sono state staccate le undici targhe commemorative disseminate nella città.

“Ricatto Montante” è un viaggio nel ventre molle del potere nazionale, nel quale il gingillo della lotta alla mafia apre le porte a nuove forme di malaffare, sostenuto con la complicità di uomini delle istituzioni:

politici, carabinieri, finanzieri e anche giornalisti. Mai era successo in Italia che una procura della Repubblica dedicasse un capitolo di una ordinanza giudiziaria all’informazione tossica e alla rete di complicità stesa dietro i giornali: censure, macchinazioni, depistaggi, incarichi e prebende.

Un fenomeno che investe pesantemente anche la Guardia di Finanza, con i suoi vertici oggi a giudizio e anche i carabinieri, alcuni del quali hanno prestato il fianco alla scalata di Montante, insieme a uomini legati ai servizi segreti nazionali.

“Leggere Ricatto Montante – commenta Diego Celi – suscita inquietudine.
Se l’autore non si avvalesse nella narrazione di documenti e non riferisse fatti acclarati, potremmo pensare a un genere noir o ad una serie Netflix frutto di immaginazione letteraria o cinematografica. In realtà la verità dei fatti raccontati supera ogni fertile ideazione, lascia sgomenti e suscita indignazione. Basso con precisione

robotica e, avvalendosi di una conoscenza biblica degli eventi, mette a nudo una realtà cinica e amorale, che veste i panni candidi e puri di ciò che Leonardo Sciascia definì la mafia dell’antimafia. Il saggio, che si snoda in nove capitoli, sovrasta la vicenda del cosiddetto paladino della legalità, investe invece un sistema di corruzione che va dritto al cuore dello Stato. Sono le istituzioni che vengono vituperate, sporcate e asservite a giochi di potere. L’inquietudine che la lettura del saggio suscita nasce da questo. E diviene paura quando si scopre che, chi è preposto costituzionalmente a difendere l’onore e la dignità dello Stato di diritto, in realtà difende solo i propri interessi (personali, familiari, di carriera, economici), manipolando e mascariando ogni cosa pur di raggiungere i propri obiettivi. Peggio distruggendo vite con menzogne o dossier costruiti a tavolino e portati avanti nelle aule di giustizia. Enzo Basso ha la capacità e il coraggio di raccontare con dovizia di particolari la storia recente di questo Paese e della Sicilia in particolare. Il Viceré Montante, offre all’autore il destro per una disamina completa dei bubboni maleodoranti che affliggono ormai da tempo la nostra società. Nella narrazione si coglie disincanto e dolore insieme ad una passione civile che fa da cornice a tutto il racconto. È, Ricatto Montante, un testo da leggere per conoscere e non farsi abbindolare da falsi miti, per crearsi anticorpi e non provare cocenti delusioni, anche per difendersi. Un tempo si diceva che il giornalista era il cane da guardia nei confronti del potere: quanto narrato da Basso dà ragione a questo assunto. Perché la verità esposta non resti inutile o peggio sottovalutata occorrerebbe dare risposte conseguenti e non accettare la filosofia del panta rei degli epicurei. È in gioco il concetto di Stato e la cosiddetta democrazia”.

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