L’opera dei pupi siciliani…

Redazione

L’opera dei pupi siciliani…

venerdì 06 Maggio 2022 - 10:41

La premessa è d’obbligo: in questo articolo facciamo esclusivo riferimento all’aspetto politico, non entriamo nel merito di aspetti personali e professionali dei protagonisti.

Perché dovrei votare un sindaco che non è libero di scegliersi nemmeno un assessore?” L’interrogativo ricorrente sta animando il dibattito politico cittadino, in vista delle amministrative del 12 giugno. I messinesi, che sono tradizionalmente “buddaci” ma non “muccalapuni“, stanno realizzando che la candidatura proposta da Cateno De Luca per la carica di primo cittadino è quella di un uomo “manovrabile”. Per l’appunto, come i “pupi siciliani“. Ma la cosa peggiore, sempre politicamente parlando, è che i suoi eventuali compagni di viaggio, ovvero gli assessori, vengono calati dall’alto dal dominus di “Sicilia Vera”.

Cateno De Luca non vuole mollare Messina perché ha capito che la gestione del potere politico può generare solo consensi e allora si è inventato la figura del “segnaposto“, “ologramma“, “fantoccio“, (sempre politicamente parlando), individuata in Federico Basile. Un candidato che per andare a soddisfare un’esigenza fisiologica – si tratta di metafora politica – deve alzare la mano a spettare l’assenso di Cateno De Luca.

Questo i messinesi lo stanno comprendendo benissimo e, allora, si spiega il motivo per il quale la candidatura di Basile, in termini di consensi, si stia lentamente spegnendo. Lo dimostra il fatto che il nome del “segnaposto” è scomparso da moltissimi ambienti cittadini, dove prima era presente. Non solo demerito suo, sia chiaro, ma anche merito degli altri candidati che adesso stanno cominciano a macinare consensi.

Franco De Domenico, al di là dei beceri tentativi dello “Sciamano del Nisi” di farlo passare come il male assoluto, è persona per bene che sta riscuotendo consenso in ambienti trasversali.

Maurizio Croce ha iniziato da poco la sua campagna elettorale e sta dimostrando – questo è il sentire comune – di essere persona preparata con le idee chiare. E’ un candidato che ha quello che manca a Basile, ovvero la “visione” futura della città. Caratteristiche che stanno emergendo e che potrebbero fare la differenza.

Non a caso Cateno De Luca, nel corso dei suoi comizi sui Social, dedica la maggiore parte del suo tempo ad insultare gli avversari politici, piuttosto che parlare del suo candidato Basile. Questo, è un segnale di debolezza.

Torniamo agli scenari che si stanno aprendo con la discesa in campo degli altri candidati alternativi a Federico Basile. Il rappresentante di “Sicilia Vera” è una sorta di “prigioniero” di Cateno De Luca, lo dimostra il fatto che non s’è potuto scegliere un solo assessore, accettando la “squadra” imposta dal “puparo“. Anche questo, è un segnale di debolezza o di mancanza di personalità dell’ex direttore generale di Palazzo Zanca, che i messinesi hanno colto. De Luca avendo avvertito il rischio ha tentato di spingere il suo “ologramma” per vincere al primo turno. Si è trattato di un tentativo mal riuscito. Nemmeno l’alleanza con “Prima l’Italia” gli consentirà di centrare il successo al primo turno.

Adesso la lotta è per giungere al ballottaggio, con scarse possibilità di successo. Ciò che accadde nel 2018 difficilmente si ripeterà. Oggi De Luca dovrà fare i conti con il voto contro e allora si profila un risultato scontato. Anche perché Messina non ha mai riconfermato un sindaco uscente. E Basile è come se lo fosse…

Davide Gambale

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