Convegno sull’antiriciclaggio per i trent’anni della DIA: “Aggredire i patrimoni per indebolire le mafie”

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Convegno sull’antiriciclaggio per i trent’anni della DIA: “Aggredire i patrimoni per indebolire le mafie”

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mercoledì 12 Gennaio 2022 - 16:42

Si chiude a Messina la parte siciliana di “Antimafia itinerante”, la mostra organizzata in occasione dei 30 anni della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), l’organismo investigativo, al servizio del Ministero dell’Interno, istituito per contrastare le mafie. In occasione della mostra di questa mattina – durante la quale è stata esposta nella piazza antistante il teatro Vittorio Emanuele la teca contenente la Quarto Savona 15, l’auto della scorta del giudice Falcone coinvolta nell’attentato di Capaci – si è tenuto all’interno dell’Ente teatro un convegno sul tema “Il riciclaggio dei proventi della mafia”, durante il quale si è discusso dell’importanza dell’antiriciclaggio per indebolire la criminalità organizzata.

Al convegno, moderato dal cronista della “Gazzetta del Sud” Nuccio Anselmo, hanno partecipato il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra, il presidente emerito della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri, il capo dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia Claudio Clemente, il procuratore della Repubblica di Messina Maurizio De Lucia, il comandante del Servizio centrale investigazioni criminalità organizzata della Guardia di Finanza Alessandro Barbera e il capo del I Reparto della DIA Vincenzo Molinese. Presenti inoltre per porgere i saluti istituzionali il prefetto Cosima Di Stani, il direttore della DIA Maurizio Vallone e il presidente del teatro Orazio Miloro.

“Dal punto di vista costituzionale, l’attività mafiosa implica la violazione principio concorrenza. – ha spiegato Silvestri – L’immissione nell’economia reale di ingenti capitali di origine mafiosa, che possiamo definire ricchezza senza titolo, vale a dire ricchezza di cui non conosciamo l’origine, mette infatti in difficoltà gli imprenditori onesti. Dalla mancanza di uguaglianza nei rapporti economici, a sua volta, deriva una mancanza di democrazia. Sotto il profilo legislativo, serve una normativa più chiara che snellisca le numerose fattispecie di reato attualmente esistenti in questo campo, al fine di evitare che si crei confusione. Il legislatore non deve limitarsi a inseguire i fenomeni, piuttosto deve avere una visione di ampio respiro, di sistema”.

“Il riciclaggio è un bisogno di cui le mafie ne hanno fatto virtù. – ha dichiarato Molinese – il bisogno nasce dall’esigenza di nascondere l’origine di questa ricchezza, la virtù deriva dalla capacità di investirla, facendola aumentare. Per questo il riciclaggio va fronteggiato”. “Si diventa mafiosi per due ragioni, per esercitare il potere e per generare la ricchezza. Questo è il motivo per cui una delle risposte dello Stato alle mafie è stata quella di aggredire i loro patrimoni”, ha spiegato De Lucia.

“È difficile quantificare con precisione a quanto ammonta il patrimonio generato dall’attività di riciclaggio, ma alcune stime si aggirano a circa 170 miliardi di euro. – ha affermato Clemente – Se guardiamo al numero delle segnalazioni per operazioni sospette (sos), questo negli ultimi dieci anni si è decuplicato. In particolare, circa il 20 percento delle sos è riconducibile alla criminalità organizzata”.

“Negli ultimi quattro anni le associazioni a delinquere hanno raddoppiato i reati portati avanti dal cosiddetto evasore fiscale. – ha commentato Barbera – Questo è un elemento che contraddistingue le organizzazioni criminali di oggi. Le mafie si mimetizzano, operano in modo silenzioso, mirano a diventare player nei mercati, sbaragliando la concorrenza grazie anche ai loro fiumi di denaro”.

“Abbiamo un eccesso di legislazione che impedisce di poter essere celeri, efficaci e certi. – ha dichiarato Morra – Vorrei ci fosse un quadro più cogente nell’aggredire preventivamente la ricchezza senza titolo. L’aumento del numero di sos è avvenuto perché l’operatore onesto ha capito che il riciclaggio aumenta la concorrenza sleale”. E alla domanda secondo cui possano esserci collusi tra le istituzioni ha affermato: “Le istituzioni non sono pulite. Ad esempio, le prime elezioni che si sono tenute a Reggio Calabria dopo l’unità d’Italia sono state condizionate, forse decise, da soggetti legati ad organizzazioni criminali. Erano i De Stefano, che ancora oggi controllano Reggio Calabria a livello ‘ndranghetista”.

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