Dovranno rispondere di tentata estorsione e calunnia pluriaggravata: rinviati a giudizio avvocata di Sant’Agata Militello e il marito architetto. Persone offese nel presente procedimento un noto avvocato penalista messinese, il suo architetto ed il costruttore.
La vicenda nasce a seguito della compravendita di un terreno con annesse costruzioni nell’isola di Vulcano nel 2021 da parte del professionista messinese, che aveva ottenuto tutti i permessi ed iniziato la costruzione previa demolizione dell’opera.
L’avvocata oggi rinviata a giudizio per calunnia pluriaggravata e tentata estorsione in concorso – interessata nel recente passato all’acquisto compendio immobiliare posto in prossimità del terreno dell’odierna persona offesa, poi non acquistato – ha posto in essere un numero spropositato di denunce culminate con puntuali decreti di archiviazione per infondatezza della notizia di reato. Per fiaccare la resistenza del vicino, l’imputata aveva altresì promosso una serie di giudizi innanzi al tribunale civile di Barcellona ed innanzi al Tar ed al Cga tutti culminati con altrettanti provvedimenti di rigetto, confermativi della linearità dell’operato delle persone offese. Da ultimo non avendo ottenuto nessun risultato sul piano civile ed amministrativo – come emerge dal capo di imputazione – la donna si è rivolta ad un conoscente della persona offesa cui ha indirizzato la richiesta estorsiva: “O la persona offesa vendeva a lei o avrebbe con il supporto del marito continuato a fare denunce a vita”. Dopo tre anni di un vero e proprio stillicidio giudiziario di ogni tipo il penalista messinese ha denunciato i fatti fornendo prova documentale delle infondate e calunniose denunce e del tentativo di estorsione perpetrato ai suoi danni. A febbraio compariranno tutti gli imputati. Gli imputati sono difesi dall’avv. Nino Zanghi, Candeloro Nania e Pinuccio Calabrò. Alessandro Billè e Gabriele lombardo per le persone offese.
Abbiamo contattato il penalista messinese lo stesso ha testualmente dichiarato: “Non riesco ad immaginare come sarebbe finita questa vicenda se avessi svolto un altro lavoro. Non si può utilizzare lo strumento del diritto come una clava. La cosa che mi ha lasciato a dir poco sgomento è che non ho mai avuto alcun rapporto con l’imputata con la quale mai ho scambiato una parola. Mi auguro che tragga giovamento da questa esperienza che mi vede mio malgrado coinvolto insieme al mio progettista e costruttore quali persone offese”.

