Dice di amare la Sicilia, ma solo a parole. O meglio attraverso slogan o simboli di partito. Cateno De Luca dice che ama la sua terra, si adopera per il suo territorio e lo fa con grande impegno politico-istituzionale. Lo fa con una finta convinzione, perché politicamente gli fa gioco dire di “amare la Sicilia”.
I fatti però dicono ben altro. Cateno De Luca fino a che non era un commensale nei salotti della politica parlemitana, sparava a zero contro tutti, in particolare contro Renato Scifani accusato di essere un gerontocrate della politica siciliana. Tutto questo fino a quando non s’è ritagliato un posticino nella “tavola imbandita” e allora ha iniziato a prendersi le “briciole” che gli stanno permettendo di tenere in vita il suo “formicaio” politico.
Cateno De Luca, in buona sostanza, non ama la Sicilia è uno dei “predatori” – come ha sempre detto lui a proposito del centro-destra – di una terra disgraziata.
Lo dimostra il fatto che non ha mai ridotto i costi delle amministrazioni di sua competenza. Al contrario ha aumentato i costi creando nuove aziende a partecipazione pubblica per allargare la base dei suoi “tirapiedi” e quindi ingrassare le casse del suo partito con le donazioni obbligatorie.
E i giovani fuggono dalla Sicilia, in particolare da Messina dove non c’è prospettiva se non per chi fa parte del “cerchio magico” di Cateno De Luca. dove una ex commessa può diventare la presidente di una Partecipata comunale.
E poi c’è il tema degli affidamenti diretti alle aziende di riferimento di ex candidati o amministratori in carica. Tutto in regola fatto a regola d’arte con il principio della “rotazione circolare”.
Ma questo aspetto lo illustreremo meglio nei prossimi giorni: abbiamo puntato gli occhi sulla gestione del Gal “Taormina-Peloritani”…

