La zarina di Vimercate che teneva in pugno Galvagno

Redazione

La zarina di Vimercate che teneva in pugno Galvagno

martedì 15 Luglio 2025 - 17:04

Le carte dell’inchiesta condotte dalla Procura di Palermo sul presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, stanno portando a galla vicende a tratti surreali. La “zarina” di Vimercate, l’ormai ex portavoce del presidente dell’Ars, dalle parole intercettate dalla Guardia di Finanza, denotano una certa sicumera della portavoce, capace di fare da collante fra politica e imprenditoria. “Ce l’ho in pugno” è una delle tanti frasi captate, riguardanti l’enfant prodige della politica siciliana che stava tentando la scalata alla poltrona di governatore di Sicilia. Renato Schifani può dormire sonni tranquilli grazie ad un’inchiesta della magistratura che sta mettendo fuori gioco il pupillo di Ignazio La Russa.

Il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno

I dettagli che emergono dall’inchiesta, tirati fuori a spizzichi e bocconi dalla stampa nazionale, stanno creando non pochi imbarazzi al partito di Giorgia Meloni, i cui probiviri stanno studiando le carte dell’inchiesta prima di assumere le determinazioni del caso. Le stesse riguardano l’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata, finita nell’inchiesta per un caso di corruzione riguardante l’assunzione del nipite in una società di Marcella Cannariato, ormai nota alle cronache giudiziarie come lady-Dragotto. Un’assunzione e un appartamento nel centro di Palermo – secondo la Procura – per il nipote della Amata, in cambio di finanziamenti regionali alla Fondazione Dragotto.

I giornali stanno tirando fuori anche dettagli per i quali non ci sono riflessi di natura giudiziaria, ma che danno la misura di come la “Zarina di Vimercate” avesse una certa influenza negli ambienti politici siciliani e nazionali.

Oggi, l’edizione siciliana di Repubblica tira fuori la storia degli spinelli trovati nella casa che la De Capitani condivideva con Galvagno. I finanzieri li hanno trovati in un trolley della ex portavoce (per questo è stata segnalata alla Prefettura di Palermo), mentre il presidente dell’Ars è estraneo alla vicenda. La droga veniva recapitata a casa da un personaggio che lo stesso Galvagno non poteva non conoscere.

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