Lo scandalo non è la mancata intitolazione di una via di Messina a Norma Cossetto (la foto di copertina è tratta dal film “Rosso Istria”, il ruolo della Cossetto interpretato da Serena Gandini), ma la nomina nella Commissione toponomastica di un cultore storicamente di sinistra e quindi non imparziale. I consiglieri di Fratelli d’Italia, guidati da Libero Gioveni, stroncato da un comunicato stampa di Giuseppe Martino, presidente provinciale ANPI Messina, hanno tentato di fare “scoppiare” il caso-Cossetto, dopo la bocciatura (o rinvio), della proposta di intitolazione di una strada a Messina, alla povera studentessa Norma Cossetto, seviziata, violentata e infoibata dai partigiani e dai miliziani di Tito.
Giuseppe Martino ha ragione quando rivolgendosi a Gioveni, cui ricorda le sue magnifiche piroette politiche, dice che la storia e la propaganda sono cose diverse.
In realtà, i consiglieri di Fratelli d’Italia hanno sbagliato completamente approccio creando una tempesta in un bicchiere d’acqua che è rimasta fine a se stessa. Non risulta, infatti, una sola presa di posizione da parte di un leader nazionale di partito, nemmeno di Giovanni Donzelli tirato ripetutamente in ballo dai “patrioti dello Stretto”.
Il caso si è chiuso, purtroppo, con una conferenza stampa inutile, una polemica a distanza fra il consigliere Pippo Trischitta e una sconosciuta consigliera comunale eletta nelle file di Cateno De Luca.
Soprassediamo sull’ex AN, Nello Pergolizzi, che ha espresso voto contrario in sede di votazione. Rimane il fatto che Norma Cossetto non ha ancora e forse non avrà mai una via intestataa Messina.
Per chi non lo sapesse, Norma Cossetto era una studentessa italiana, residente in Istria, figlia di un dirigente del Partito Nazionale fascista, uccisa dopo atroci sofferenze ad inizio ottobre del 1943. La Cossetto è diventata un simbolo delle barbarie subite da cittadini italiani civili ad opera dei partigiani italiani e dei miliziani di Tito: arrestata, seviziata, torturata e violentata prima di essere scagliata ancora viva in una Foiba con un manico di scopa conficcato nella vagina. I libri di storia dicono questo, piaccia o non piaccia al professore Peppino Restifo.
La motivazione con la quale è stata momentaneamente stoppata l’intitolazione di una via alla Cossetto, peraltro premiata da Carlo Azeglio Ciampi (non un nostalgico del Fascismo), con la medaglia d’oro al merito civile, il 9 dicembre del 2005, lascia stupefatti. E’ aberrante come il docente di Storia moderna dell’Università di Messina, oggi in pensione, liquidi la vicenda con un giusticazionismo impressionante. Ma cosa c’era da aspettarsi da Restifo? Norma Cosetto per il cultore nominato da De Luca era una “Fascista ed ha subito quello che ha subito non perché fosse italiana ma perché era fascista”. Ovviamente è falso: Norma Cossetto era italiana perché l’Istria era una Regione italiana, poi “donata” alla ex Jugoslavia del Maresciallo Tito. Era fascista, ma era anche una civile e questo non giustifica l’uccisione, men che meno le violenze carnali subite.
Tornando a Giuseppe Martino dell’ANPI, siamo ancora una volta d’accordo con lui quando dice che dietro questa vicenda si “Nasconde la totale ignoranza degli eventi storici”. Ha ragione, ma anche lui ha bisogno di riprendere in mano qualche libro e per questo consigliamo vivamente la lettura del saggio di Giampaolo Pansa, autore di un libro che tutti dovrebbero leggere “Il Sangue dei Vinti”. Un volume scritto da un uomo di sinistra che ristabilisce la verità storica dei fatti.
Infine, ricordo a me stesso che tutti i morti trucidati da osceni regimi hanno pari dignità.
Davide Gambale

