Il quadro indiziario che emerge dal lavoro investigativo della Procura di Palermo è disarmante. Dalle conversazioni intercettate dai Finanzieri vengono a galla elementi che “inchiodano” l’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata.
La notifica del provvedimento di chiusura della indagini a carico della politica messinese è solo il primo passo verso la richiesta del rinvio a giudizio con la pesante accusa di corruzione.
Un’accusa altamente compromettente per un politico che comunque gode ancora della fiducia del governatore, Renato Schifani. Una fiducia a tempo, comunque, non appena la matassa sarà dipanata dai vertici di Fratelli d’Italia che ha preso ancora qualche giorno di tempo per assumere delle decisioni.
La Amata è finita nella rete della Procura di Palermo per avere ottenuto l’assunzione del nipote in una società di riferimento di Marcella Cannariaro, la cosiddetta lady-Dragotto, anch’essa indagata, e beneficiari attraverso i suoi Enti di finanziamenti regionali.
Ma ci sarebbero anche gli affitti non pagati (due mesi) nel mirino dalle Gdf: la Amata con la sua segretaria particolare, infatti, occupava un appartamento della Cannariato.

