Come un camaleonte, mutevole e incostante. Cateno De Luca è un campione olimpico di piroette politiche. Il suo ritorno alla casa madre del centro-destra lo proietta nel guinnes dei primati. Cateno De Luca è un assenteista cronico all’Ars, dove accorre solo per le grandi occasioni: ovvero quando deve battere qualche colpo, oppure per correre in soccorso di chi gli ha permesso di tornare nel centro-destra. Gaetano Galvagno è indagato dalla Procura di Palermo con la pesantissima accusa di corruzione: una inchiesta che potrebbe portare a sviluppi nei prossimi giorni.
Ieri l’intervento strappalacrime concluso con l’annuncio sacro: “Galvagno prego per lei e per la sua famiglia perché ne ha bisogno”. In realtà, De Luca sa quanto sia drammatico, soprattutto per la famiglia, vivere il mascariamento giudiziario. Lo sa bene perché ci è passato fra le maglie della giustizia e sa quanto sia doloroso doversi difendere dagli attacchi degli avversari politici e soprattutto dagli haters sui Social. Gli stessi che De Luca solitamente usa per screditare l’avversario politico di turno. O meglio usava, soprattutto scagliandosi contro la “Banda Bassotti” della politica siciliana identificata in Renato Schifani, l’avversario delle regionali del 2022 che gliel’ha date di “cozzo e di cuddaru” per dirla con lo stile di Cateno.
Oggi è cambiato tutto, l’avversario è diventato improvvisamente amico. Amico da difendere con gli occhi umidi durante un caldissimo pomeriggio di luglio all’Assemblea siciliana.
Ecco perché Cateno è un camaleonte della politica.