Scattano tre misure cautelari (due degli arresti domiciliari e una interdittiva della capacità di contrarre con la pubblica amministrazione) per corruzione. Tra gli indagati anche Maurizio Croce, che è finito ai domiciliari per quanto avrebbe commesso nelle vesti di commissario di governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia.

I presunti casi di corruzione riguardano l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti contro il dissesto idrogeologico a Messina, che erano stati promossi da Croce in virtù dell’incarico ricoperto. In particolare, gli accertamenti di polizia giudiziaria hanno disvelato l’esistenza di un rapporto privilegiato tra Croce e il rappresentante legale di un’impresa esecutrice dei lavori, anch’esso finito ai domiciliari, che sarebbe alla base dei presunti casi di corruzione. L’imprenditore titolare dell’impresa esecutrice dei lavori, invece, è stato raggiunto dalla misura interdittiva della capacità di contrarre con la pubblica amministrazione.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il rappresentante legale, in accordo con Croce, avrebbe erogato utilità varie ai funzionari incaricati di sovrintendere all’opera per ottenere una più favorevole e celere gestione delle fasi esecutive dell’appalto, nonché di garantirsi future commesse pubbliche.

Le utilità consistevano nella realizzazione di lavori edili presso abitazioni private dei medesimi funzionari pubblici, per importi complessivi quantificati in circa 80 mila euro. Inoltre, un funzionario avrebbe ricevuto il pagamento di tasse universitarie per un corso di laurea a cui voleva iscriversi, per un valore di oltre 7 mila euro. Ma i presunti casi di corruzione sono arrivati anche al vertice della struttura commissariale. Croce, infatti, avrebbe ricevuto oltre 60 mila euro sotto forma di finanziamenti illeciti durante la campagna elettorale del 2022, che lo vedeva quale candidato sindaco di Messina per il centro destra.