Genocidio a Gaza? Triestino Mariniello e Raji Sourani a Messina spiegano l’azione del Sudafrica contro Israele

Michele Bruno

Genocidio a Gaza? Triestino Mariniello e Raji Sourani a Messina spiegano l’azione del Sudafrica contro Israele

lunedì 26 Febbraio 2024 - 09:00

Il Coordinamento Messina – Palestina ha organizzato, ieri pomeriggio, un incontro pubblico di approfondimento sulla questione del conflitto nella striscia di Gaza, ed in particolare sull’azione che il Sudafrica sta muovendo contro Israele presso la Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja, con l’accusa di genocidio.

All’incontro, moderato da Carmen Cordaro, hanno relazionato Triestino Mariniello, professore ordinario di diritto penale internazionale alla Liverpool John Moores University e rappresentante legale delle vittime di Gaza alla Corte penale internazionale e Raji Sourani, direttore e fondatore del Palestinian Center for Human Rights di Gaza. Mariniello ha esposto i cinque presupposti oggettivi che per la Convenzione ONU del 12 gennaio 1951 sul crimine di genocidio servono, assieme al presupposto soggettivo della volontà genocidiaria, a provare l’accusa.

I cinque elementi sono: l’uccisione di membri del gruppo, lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo, condizioni di vita imposte tese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale, misure miranti ad impedire le nascite, trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro. Uno di questi, unito all’elemento soggettivo di avere l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, religioso o razziale, sono la prova di un genocidio.

“Il Sudafrica – ha spiegato Mariniello – ha raccolto prove per almeno i primi quattro di questi”.

“Secondo dati ufficiali, – ha continuato – nella striscia di Gaza sono state uccise, ad oggi, 29410 persone, circa 13mila bambini, il 71% dei morti sono donne o bambini, molti di loro erano nelle loro case, in rifugi, ospedali, erano in fila per un pezzo di pane o cercavano un rifugio. Sono state registrate e portate alla Corte di Giustizia prove di esecuzioni sommarie di intere famiglie. Sono 69mila le persone ferite, un terzo di queste potrebbe morire per mancanza di cure mediche, d’altronde negli ospedali di Gaza non è possibile più fare anestesie”.

“Tipica di un contesto genocidiario è la disumanizzazione delle vittime, – ha approfondito il professore – come quella che si percepisce dalle frasi del Ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, che definiva ‘animali’ i palestinesi”.

Triestino Mariniello

“Con il nostro lavoro alla Corte penale internazionale – ha chiarito Mariniello – cerchiamo anche di restituire umanità a coloro cui è stata sottratta, come Hind Rajab, uccisa in un’auto con gli zii e i cugini a 6 anni, o come Nour Naser Abu al-Nour, avvocato del Palestinian Centre for Human Rights”.

“Molti palestinesi hanno tentato il suicidio e molti suicidi si sono verificati per i traumi della guerra, – ha specificato ancora – sono state registrate espulsioni di massa di persone dalle proprie case verso Rafah, dove molto probabilmente ci sarà la prossima invasione via terra, tantissime case sono rimaste distrutte o danneggiate, elettricità e benzina mancano nella striscia a causa dell’assedio totale israeliano, ai camion di aiuti umanitari è negato l’accesso, è impossibile l’assistenza medica a causa dei bombardamenti. Si tratta del conflitto in cui è stato ucciso il maggior numero di medici, giornalisti e bambini, più di quanti ne muiono ogni anno in tutti gli altri conflitti. Tra le misure miranti ad impedire le nascite, è da segnalare che vengono uccise due mamme ogni ora, si sono trovati corpi di neonati in decomposizione,e manca latte per i nuovi nati”.

“Il Sudrafica ha anche ravvisato – ha detto ancora Mariniello – in diverse dichiarazioni di membri del Governo israeliano come quella già citata del Ministro della Difesa Gallant, o quella del Presidente dello Stato di Israele Yitzhak Herzog, che negava l’esistenza di civili a Gaza, o ancora la citazione biblica del massacro dei discendenti di Hamalek, le prove del movente genocidiario”.

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“La Corte ha ritenuto la plausibilità delle accuse ed aperto il caso, – ha concluso Mariniello – oltre ad aver imposto ad Israele una serie di condotte per prevenire atti di genocidio, come far entrare gli aiuti umanitari a Gaza e riportare nel tempo le modalità con cui Israele implementa queste misure, cosa che però non sta facendo. Va chiarito che la Corte non ha mai riconosciuto il diritto israeliano all’autodifesa, al contrario di quanto dicono testate come il Corriere o Repubblica, nessuna difesa infatti giustifica un genocidio. Israele può usare altri strumenti per difendersi. Si tratta di una decisione storica, al di là di cosa deciderà la Corte, viene infatti smontata la retorica israeliana. Anche i paesi terzi che aiutano Israele hanno responsabilità, devono quindi fare tutto ciò che possono per prevenire il genocidio. Possono essere considerati complici se offrono assistenza economica e militare. Persino la Corte californiana ha invitato gli Usa a porre fine ad ogni collaborazione con Israele. Sedici paesi tra cui l’Italia, invece hanno sospeso gli aiuti all’UNRRA per la presunta e mai provata collaborazione con Hamas di alcuni suoi membri”.

Ha chiuso il suo discorso con un invito alla società civile a sostenere la causa palestinese e sensibilizzare i governanti.

Raji Sourani

Raji Sourani ha raccontato invece la sofferenza e il dolore delle popolazioni arabe palestinesi e ha sottolineato come la Convenzione Onu e i diritti umani siano nati dopo la Seconda guerra mondiale, “perché l’Europa e l’Occidente volevano che certi fatti non si ripetessero e gli stessi ebrei avevano subito un genocidio”.

Ha fatto un parallelo tra invasione dell’Ucraina e conflitto a Gaza, accusando i Paesi occidentali di ipocrisia e doppi standard nel sostenere l’Ucraina ma non proteggere i civili palestinesi.

“Non può un’occupazione militare essere definita come autodifesa, non secondo il diritto internazionale. A Gaza i civili sono l’obiettivo degli israeliani. Siamo davanti ad una nuova Nakba” ha affermato.

Sourani ha infine ringraziato Messina e i tantissimi presenti all’incontro (il Salone delle Bandiere era pieno) sostenendo che “c’è molta pena, sofferenza e morte, ma non ci arrendiamo e non perdiamo la speranza. In nome della libertà e della dignità pagheremo forse un prezzo molto alto, ma saremo più forti e solo con il sostegno di persone libere come voi. Solo così potremo continuare a sperare e resistere per la nostra libertà ed autodeterminazione”.

Michele Bruno.

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