Atreju rinnova la memoria dell’omicidio Bottari: “Una beffa che lo studentato in suo nome sia ancora chiuso”

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Atreju rinnova la memoria dell’omicidio Bottari: “Una beffa che lo studentato in suo nome sia ancora chiuso”

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martedì 16 Gennaio 2024 - 09:32

Quello di gennaio è probabilmente uno dei mesi più difficili per l’Università di Messina. È proprio a gennaio, infatti, che 26 anni fa si verificò l’evento più drammatico della storia recente dell’Ateneo peloritano. Il 15 gennaio 1998, in particolare, il docente universitario in servizio al Policlinico di Messina, il primario endoscopista Matteo Bottari, fu assassinato brutalmente a colpi di lupara in un agguato di matrice mafiosa.

Si trattò di un evento gravissimo, tant’è vero che di lì a poco la Commissione parlamentare antimafia si recò a Messina per indagare su quanto accaduto: famosa divenne l’espressione coniata dall’allora vicepresidente dell’antimafia Nichi Vendola, il quale definì Messina un “verminaio” governata da un grumo d’interessi che avrebbe il suo fulcro nell’Università (una sintetica ma esaustiva rassegna della cronaca del tempo può essere consultata in questo articolo pubblicato su la Repubblica il 16 giugno 1998).

A distanza di ventisei anni ancora nulla si sa dell’esecutore materiale e di eventuali mandanti né tantomeno del movente di quel brutale omicidio, ma come ogni anno la comunità studentesca di “Atreju” ha deciso di mantenerne vivo il ricordo: “Un omicidio a cui ancora oggi purtroppo manca un colpevole e che ha indelebilmente segnato una pagina buia della nostra Università e della nostra città”, spiega il senatore accademico di Atreju, Aurelio Bringheli.

Il ricordo dell’omicidio del professor Bottari è stata l’occasione per porre sotto la luce dei riflettori lo studentato che porta il suo nome, che ad oggi risulta ancora chiuso per via di continui rinvii da parte della Regione: “Se da un lato dopo ormai 26 anni ancora nessuno ha pagato per questo crimine, – spiega il senatore accademico – vi è l’ulteriore beffa dello studentato di Via Cesare Battisti che porta il nome del professore scomparso, da anni chiusa in attesa di ristrutturazioni e con continui rinvii di apertura da parte della Regione Siciliana.

“Una struttura che ad oggi sarebbe fondamentale per gli studenti del nostro Ateneo, dato che, numeri alla mano, gli alloggi consegnati al corpo studentesco sono appena 275, divisi tra gli studentati di Annunziata, Papardo e Gravitelli, con tantissimi ragazzi idonei, ma non attualmente beneficiari. In rappresentanza di chi avrebbe il diritto di ottenere un posto letto, ma non ne avrà momentaneamente la possibilità, chiediamo una data definitiva in cui la casa dello studente sarà finalmente fruibile per lo scopo per cui è stata concepita.

“Il crimine commesso nei confronti del Professore Bottari, è rimasto il ricordo di uno dei periodi più cupi della nostra università, e per questo vorremmo che tutti gli enti responsabili si facciano carico di non far diventare la struttura di via Cesare Battisti, altro simbolo di una delle opere incompiute della nostra terra, condannando l’ormai compianto Professore ad un ulteriore ingiustizia che porta il suo nome”.

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