Elezioni rettore, rush finale per i professori Limosani, Moschella e Spatari

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Elezioni rettore, rush finale per i professori Limosani, Moschella e Spatari

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mercoledì 22 Novembre 2023 - 07:00

Cala il silenzio stampa per i tre candidati alla carica di rettore dell’Università di Messina. Ieri sera si è tenuto, presso il Feltrinelli point in via Ghibellina, quello che con ogni probabilità sarà l’ultimo confronto pubblico prima delle elezioni del prossimo rettore dell’Ateneo peloritano, la cui prima votazione è prevista per questo giovedì. All’incontro, organizzato dalla Cgil Messina e moderato dal segretario provinciale Pietro Patti, hanno partecipato i tre aspiranti rettori, vale a dire il professor Michele Limosani, attuale direttore del dipartimento di Economia, il professor Giovanni Moschella, prorettore vicario dell’allora rettore Salvatore Cuzzocrea sino a qualche mese fa, salvo poi dimettersi da tale incarico dopo l’ufficializzazione della candidatura della professoressa Spatari perché, a detta del docente, si era “incrinato il rapporto di fiducia” con il rettore, e la professoressa Giovanna Spatari, attualmente prorettrice al Welfare e alle Politiche di genere. Numerosi i temi che sono stati toccati durante l’incontro, dal cosa hanno da dire sul noto caso rimborsi che ha portato alle burrascose dimissioni dell’ormai ex rettore Salvatore Cuzzocrea, al come rilanciare l’immagine dell’Ateneo dopo questa vicenda. E ancora da quali strategie i tre aspiranti rettori vorrebbero implementare per invertire la tendenza del calo del numero di immatricolati al finanziamento delle attività di ricerca.

Tra i primi temi toccati troviamo quello sulla posizione dei tre candidati sul caso rimborsi che ha portato alle dimissioni del professore Salvatore Cuzzocrea dalla carica di rettore e su come si vogliono muovere per rilanciare l’immagine dell’Università di Messina, fortemente compromessa da tale vicenda. “Posto che quanto è accaduto è ancora in fase di accertamento, – ha dichiarato la professoressa Spatari – ho fatto parte di questa governance. Per ragioni dovute alla mia delega [di tipo tecnico, ndr], non ho avuto modo di interfacciarmi con la governance su determinati temi. Il senso di smarrimento attuale è qualcosa di cui dobbiamo tenere conto. È necessario uno scatto di orgoglio, è necessario stimolare il senso di appartenenza dei nostri ragazzi alla nostra istituzione. Per fare questo dobbiamo guardare al futuro, tenendo conto di quello che è stato il passato”.

“Ritenevo che le candidature in campo riproducessero una situazione di sostegno alla governance uscente o ad uno schieramento politico con cui non mi riconoscevo. – ha affermato il prof. Moschella – Sono l’unica alternativa a tali schieramenti. Per un rilancio dell’Ateneo bisogna prima segnare una netta distinzione tra governance e amministrazione, tra indirizzi politici e amministrativi. Prima c’era troppo verticismo, bisogna invece muoversi con il criterio della collaborazione”.

“Il danno di immagine è stato forte, ha azzerato tutti gli sforzi fatti per dare all’Università di Messina il posto che merita. – ha dichiarato il prof. Limosani – I nostri colleghi devono valutare la proposta politica non solo su quello che si dice, ma anche su quello che si è fatto. Fino a qualche mese fa, Moschella era il prorettore vicario dell’allora rettore Salvatore Cuzzocrea. Nonostante enfatizzi la separazione tra governance e amministrazione, in precedenza ha condiviso il metodo della governance uscente. La mia è la testimonianza di chi ha visto una deriva autocratica, la testimonianza di una persona a cui veniva negato il confronto. Quanto accaduto non era dovuto a una sola persona, non è possibile perimetrare responsabilità tirando fuori la delega tecnica come la professoressa Spatari o con le dimissioni dell’ultima ora come ha fatto il prof. Moschella”.

Altro tema toccato è stato quello del drastico calo del numero di immatricolazioni all’Università di Messina e negli Atenei del Sud in generale. L’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ha affermato che il Mezzogiorno è passato da 600 mila immatricolazioni a 100 mila, un risultato in controtendenza con il resto del paese che ha superato il milione di immatricolazioni. Il Censis, d’altro canto, colloca l’Università di Messina al terz’ultimo posto tra le cosiddette università di medie dimensioni.

“I dati sono sconcertanti. – ha commentato al riguardo il direttore del Dipartimento di Economia – Nel mio Dipartimento perdiamo quasi il 50% degli studenti durante il passaggio dalla triennale alla magistrale. Questa scelta non è mai legata alla qualità dell’offerta didattica, che di per sé è elevata. Le ragioni sono sempre di opportunità e, soprattutto, qualità del lavoro, migliori in altre città italiane. È un problema non di qualità didattica, ma di opportunità del territorio. La nostra Università deve agire in sinergia con le istituzioni del territorio. Va però detto che, a fronte di questo calo di studenti italiani, siamo riusciti ad aumentare il numero di studenti provenienti dall’estero”.

“Sono d’accordo col prof. Limosani. – ha esordito la professoressa Spatari – Aggiungo solo che gli studenti stranieri sono aumentati da 400 a 2000. Dobbiamo implementare un’offerta formativa per intercettare il bisogno sì dei giovani, ma anche dei territori. Bisogna semplificare le procedure di accesso al tirocinio. Vanno poi implementati corsi di lingua italiana per integrare gli studenti stranieri nel territorio”.

“Va detto che la valutazione del Censis tiene conto anche di indicatori che non sono di competenza dell’Università. – ha sottolineato il prof. Moschella – Il sistema alloggi, ad esempio, è tenuto conto dal Censis ma non è di competenza dell’Università, quanto piuttosto della Regione. In genere, il problema è che il territorio non riesce a garantire sotto il profilo occupazionale delle possibilità agli studenti. Per questo, è necessario una più stretta collaborazione con aziende e istituzioni, che si traduce in una razionalizzazione dell’offerta formativa, sopprimendo corsi che non sono più produttivi da un punto di vista occupazionale e aprendone altri in linea con le richieste dell’attuale mercato del lavoro”.

Si è passati poi alle idee per finanziare e promuovere la ricerca e alle politiche di reclutamento dei giovani ricercatori: “Gli indicatori della ricerca negli ultimi anni ci hanno premiato. – ha affermato il prof. Moschella – Il reclutamento di ricercatori ha contribuito a invertire una tendenza negativa. Ma ciò non basta. Si tratta di misure frutto dell’emergenza Covid, e in particolare del PNRR, i cui fondi dureranno fino al 2026. Non possiamo promettere gli stessi numeri di ora negli anni a venire, ma dobbiamo garantire che siano quanto più elevati possibili. Per sostenere la ricerca è necessario che la nostra Università si doti di una struttura per investire in ricerca e formazione a supporto sia dell’area tecnica che umanistica nella elaborazione, gestione e rendicontazione dei progetti di ricerca”.

“Per i primi tre anni andremo a traino dei risultati positivi relativi al periodo 2015-2019, ma la seconda parte del mandato sarà condizionata dalle imminenti valutazioni relative al periodo 2020-2024. – ha commentato la professoressa Spatari – Va favorita la crescita della produzione scientifica dei singoli dipartimenti. In tal senso, dobbiamo promuovere le ricerche interdisciplinari, con l’obiettivo di incentivare collaborazioni e mettere al riparo i nostri giovani ricercatori che hanno la necessità di passare a una posizione a tempo indeterminato”.

“Tutto il sistema nazionale ha goduto di tempi buoni in termini di risorse finanziarie. – ha esordito il prof. Limosani – Bisogna però vedere al dato non assoluto, ma in proporzione all’intera quota dei finanziamenti. La quota premiale dell’FFO (Fondo per il Finanziamento Ordinario delle università, ndr) è stata meno del 2%. Avremmo potuto fare di più. I dati ci dicono che le università che sono migliorate in termini di qualità della ricerca sono quelle che hanno goduto delle opportunità di docenti esterni. Poi, internamente, dobbiamo creare le condizioni affinché la qualità della ricerca nel sistema universitario sia migliore, dalla dotazione tecnica alle risorse finanziarie per sostenere i giovani nell’esplorazione delle nuove frontiere della ricerca scientifica”.

Non poteva poi non essere toccato il tema del rilancio del Policlinico universitario, che riveste un ruolo cruciale nel dibattito accademico: “Lo sforamento dei tetti stipendiali è un caso emblematico, che ha costretto l’attuale commissario straordinario a non poter rinnovare i contratti in scadenza ad ottobre. – ha dichiarato il prof. Limosani – Il Policlinico di Messina deve avere un ruolo unico rispetto agli altri ospedali, in cui si intreccia assistenza, didattica e ricerca. Va rilanciata questa identità. Basta poi con i commissari straordinari, serve un direttore generale in grado di programmare, capace di cogliere gli indirizzi del rettore”.

“Il rilancio del Policlinico parte da una sua riorganizzazione delle unità. – ha esordito la professoressa Spatari – Va implementata la rete ospedaliera, riprendendo un dialogo con gli altri ospedali della città. Un rettore deve impegnarsi a tutti i livelli sostenendo la triplice ingiunzione del medico nel ruolo di colui che fa assistenza, didattica e ricerca”.

“Sono d’accordo che il Policlinico abbia un ruolo centrale non solo a Messina, ma in tutto il Mezzogiorno. – ha commentato il prof. Moschella – Bisogna dispiegare appieno la ratio di un Policlinico, facendo attività di eccellenza. Tuttavia, ultimamente si è guardato solo a indicatori aziendalistici. Vanno poi estesi i rapporti con la rete ospedaliera”.

Rispondendo alla domanda se i candidati possano essere condizionati oppure no da particolari correnti politiche, la professoressa Spatari è stata abbastanza chiara, affermando di sentirsi “libera da condizionamenti”. Anche il prof. Moschella, che ha più volte denunciato la presenza di un presunto sottobosco politico che vorrebbe influenzare l’esito delle imminenti elezioni del rettore, ha affermato di sentirsi libero da condizionamenti politici: “Non ho mai avuto condizionamenti politici. – ha dichiarato – Credo che questa Università abbia tante potenzialità e risorse non dispiegate, e per questo meriti un’opportunità di intraprendere un cammino in cui i ricercatori e gli studenti possano crescere e rimanere nel territorio. Non è possibile pensare che per altri sei anni la nostra Università debba sottostare a una contrapposizione politica che la blocca”.

“Provengo da una famiglia semplice, mio padre era un funzionario del Comune, mia mamma casalinga. – ha esordito il prof. Limosani – Non ho mai respirato l’aria dell’Università dalla culla come alcuni colleghi. Per me l’Università di Messina è stata l’Università delle opportunità, che mi ha reso autonomo sotto ogni punto di vista. Vorrei dire ai tanti colleghi che si recano nelle aule la mattina e che tornano nelle loro case la sera, ma che non sono riconoscibili dai cognomi che portano, che votando me voteranno l’Università delle opportunità”.

Infine, si è parlato di alloggi e qualità di servizi e strutture dell’Ateneo: “Nell’immediato garantirei effettivamente alloggi gratuiti a chi ne ha diritto. – ha dichiarato il prof. Moschella – I servizi, poi, devono essere resi fruibili a tutti e per quanto più tempo possibile. Vanno anche determinati interventi correttivi su misure come l’Onore al merito”.

“Gli studenti devono vivere l’Università a dimensione di campus, con spazi fruibili e di socializzazione. – ha chiosato il prof. Limosani – Mense in cui vi sono occasioni di incontro tra studenti e professori. Avere aule attrezzate per studiare. Parlo di un sistema integrato in cui lo studente ha pieno diritto di vivere l’Università”. “Pensavamo all’uso razionale dei nuovi strumenti che ci consentano la partecipazione di alcuni studenti anche da remoto”, ha concluso la professoressa Spatari.

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