MessinAcque, il Consiglio dice no al privato

Michele Bruno

MessinAcque, il Consiglio dice no al privato

mercoledì 12 Luglio 2023 - 12:21

Il Consiglio Comunale boccia l’adesione del Comune di Messina a MessinAcque Spa, il gestore in partenariato pubblico privato voluto dalla Regione Siciliana per la gestione dell’acqua pubblica.

Il Consiglio si è riunito ieri ed ha bocciato la proposta all’unanimità dei presenti, 24 consiglieri tra maggioranza e opposizione. Sono state espresse diverse criticità durante la seduta.

La proposta di delibera è stata firmata dal Sindaco Federico Basile in attuazione di una direttiva regionale, ma la stessa Giunta comunale non è molto convinta dell’approccio scelto dalla Regione Sicilia.

Cosa sarebbe cambiato con MessinAcque?Innanzitutto si tratta di una società che coordinerebbe il servizio idrico per i 108 comuni della Città Metropolitana di Messina, il servizio non sarebbe più gestito quindi dai singoli comuni.

Ogni comune avrebbe una quota, quello di Messina per il 19,52%. Questo perché si tratta di una società per azioni partecipata mista pubblico-privata, inquadrata, come tutte le spa, sul principio del raggiungimento dell’utile dei soci e del loro profitto. All’interno della società entrerebbero a far parte i privati con il 49% delle quote (51% invece per i 108 comuni).

Diversi comuni hanno già espresso criticità ed hanno detto no alla società, e il Governo Schifani ha imposto per molti un commissario. Potrebbe essere quindi anche il futuro di Messina.

Tra le perplessità espresse durante il dibattito in aula, quelle del Direttore Generale Salvo Puccio, che ha detto:

“Il Consiglio comunale non avrà più il controllo sulle tariffe, come fa ora con Amam. Ma avrebbe il potere per una piccola parte, essendo 108 i comuni aderenti”.

Ha poi aggiunto: “Il passaggio dei comuni a un gestore unico sarebbe catastrofico. Non esagero, perché ogni comune ha la sua realtà tra numero di utenti, debiti e crediti. Se non si è fatto in vent’anni evidentemente il problema c’è. Forse andavano aggregati prima i comuni più grossi e poi quelli di cinta, in un periodo dai tre ai quattro anni. Non è mai stato proposto”.

Il Sindaco Federico Basile, dal canto suo, ha spiegato in apertura dei lavori:

“A livello regionale, circa sei anni fa, si è determinato di costituire gli Ati, ambiti territoriali idrici, che hanno il compito di gestire il servizio idrico integrato in tutta la provincia di Messina. Questo processo voluto dalla politica è stato guidato in questi anni dall’assemblea di Ati idrico, composto dai sindaci dei 108 comuni. Negli ultimi due-tre anni non è stato trovato il gestore del servizio integrato per tutta la provincia nonostante il comune di Messina si sia proposto, non per perseguire i propri interessi, ma perché può vantare un’ottima capacità di gestione con il proprio gestore, l’Amam spa, che è una società privata a totale partecipazione pubblica, come prevede la norma. Una scelta che non è stata presa in considerazione penso per motivi soprattutto politici, rispetto a una realtà che ha lavorato e sta lavorando bene. La mancanza di scelta rispetto all’assemblea dell’Ati ha prodotto un commissariamento. Il Commissario ha stabilito autonomamente la tipologia di soggetto che dovrà gestire il servizio integrato. Il soggetto individuato è di natura pubblico-privata. Una volta deciso il soggetto, il commissario ha posto all’attenzione dei comuni l’obbligo di votare lo statuto, non più la forma societaria che dovrà gestire il servizio. Oggi deliberiamo in un senso o in un altro su un atto propedeutico per una strada già tracciata”.

Anche la Regione vanta una serie di motivazioni a favore della propria scelta. Innanzitutto si parla di principi di efficienza e di utilità economica.

La gestione pubblico-privata permetterebbe, nelle idee dei proponenti, di mantenere un livello di spesa pubblica più basso, in quanto gli oneri sarebbero condivisi con il privato, e così “evitare gli effetti di instabilità sui bilanci comunali dovuti agli oneri di accantonamento previsti dalle norme vigenti per il caso di affidamento in house (ndr cioé interamente pubbliche)”.

Rimarrebbe una capacità di controllo sul privato, visto il 51% delle quote pubbliche.

Secondo le stime previste nel piano economico e finanziario della MessinAcqua, con l’applicazione delle tariffe del piano, i ricavi sarebbero passati dai 28,79 milioni del 2023 ai 91,25 del 2052″.

Si ritiene comunque che “l’individuazione del socio privato attraverso l’espletamento di una procedura ad evidenza pubblica, consente la scelta del gestore migliore per il servizio, secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità”.

Michele Bruno.

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