Baracche: muore prima di avere una casa

Michele Bruno

Baracche: muore prima di avere una casa

giovedì 13 Aprile 2023 - 09:01

C’è chi ancora muore prima di avere una casa degna di questo nome, e vivendo tutta la sua vita nelle cosiddette baracche. E c’è chi si lascia andare ad uno sfogo duro, sincero, frutto della passione e del lavoro di anni, ma anche della delusione nei confronti della politica e delle istituzioni che dovrebbero proteggere e sostenere gli ultimi e i più poveri.

E’ proprio questo il post sul social network Facebook condiviso qualche tempo fa dall’avvocata Annalisa Giacobbe, che si occupa di difendere diverse persone che vivono nelle così dette baraccopoli e chiedono di vivere in un alloggio dignitoso.

Nonostante l’impegno delle Amministrazioni De Luca e Basile e del Prefetto Cosima di Stani per il Risanamento, che ha coinciso con la rinnovata attenzione nazionale sulla questione messinese, con l’attivismo di personalità di rilevanza politica locale e nazionale come Matilde Siracusano, Francesco D’Uva e Pietro Navarra, e che ha portato ad una norma ad hoc da parte dell’Ex Ministro Mara Carfagna, il problema risulta ancora irrisolto, perché molte persone vivono ancora in abitazioni fatiscenti e in condizioni pietose.

Una delle baraccopoli di Messina

Baracche: muore prima di avere una casa

E’ il caso di Santina Parisi, che viveva in un’abitazione di Via Cuore di Gesù, e che si è ammalata, poi deceduta, come spiega l’avvocata “quasi certamente per le condizioni di vita e di igiene del luogo in cui viveva, che hanno causato e poi peggiorato la situazione. La signora era immunodepressa e soffriva di disturbi al fegato, nella sua casa si erano insediati ratti e viveva tra le fognature”.

Immagini della casa della signora Parisi

L’Avv. Giacobbe ha più volte cercato, per lei ed altri come la signora Parisi, che venisse loro consegnato un alloggio di gran lunga migliore, tra gli edifici di edilizia popolare destinati a chi ha più bisogno. La signora aveva prima provato a cercare un alloggio in autonomia, poi si era avvalsa della competenza della legale.

Così esordiva nel post: “Nel momento in cui ho perso questa cliente qualcosa dentro di me è cambiato! Ancora, lo ammetto, lo devo elaborare questo lutto… pur non essendo una mia stretta parente… devo elaborare il lutto di aver perso una persona che non ha fatto in tempo a vedere trionfare i propri diritti!”.

Ma perché alla signora Parisi, che per ovvie ragioni necessitava di una nuova casa, non è stata data in tempo? Per accedere all’edilizia popolare vengono realizzati dei bandi e chi viene ammesso è iscritto in una graduatoria con un particolare punteggio ottenuto secondo i requisiti. Parisi non aveva avuto accesso a nessun bando, dunque con l’avvocata era stata predisposta una richiesta di assegnazione di alloggio in deroga alle graduatorie, con valide motivazioni, che secondo entrambe meritavano di essere prese in seria considerazione.

“Le istanze di assegnazione in deroga se coeve tra loro – spiega l’Avv. Giacobbe – nel momento in cui vengono valutate dall’amministrazione devono essere tutte esitate e poi, se rigettate, deve essere data una motivazione. La nostra fu esitata, ma fu rigettata perché l’Amministrazione riteneva che non ci fossero alloggi adatti a disposizione. Eppure abbiamo avuto modo di notare e dimostrare che ad altre persone nelle stesse condizioni della mia assistita erano stati consegnati. Qualcosa non quadrava”.

Ci sono ancora altre persone in Via Cuore di Gesù che sono assistite dall’Avv. Giacobbe. “Bisogna al più presto intervenire prima che possa ripetersi quanto accaduto. Seguo quattro famiglie, di cui alcune in carico alla stessa Messina Social City, quindi la cui situazione è nota agli amministratori. Uno di questi clienti ha la moglie che vive allettata a causa di evidenti disabilità. Non possono vivere in una baracca! Al momento ci è stato risposto che non ci sono alloggi a disposizione per il nucleo famigliare”.

“Un altro signore si è ritrovato a Capodanno buttato per strada senza una casa. Per fortuna si è trovata una soluzione in un alloggio di transito (ndr alloggi temporanei consegnati in situazioni di emergenza)”.

L’Avv. Giacobbe denuncia che il Comune “ad oggi non ha una mappatura delle persone che vivono nelle baracche e che necessitano di alloggi di edilizia popolare. Mi chiedo l’utilità della Patrimonio Spa (ndr l’azienda che si occupa di valorizzazione e dismissione del patrimonio degli immobili comunali) se non si occupa di fare questo”.

“Nonostante io sia una legale ho cercato di trovare un punto d’incontro con la controparte contattando direttamente la Segreteria del Sindaco, senza ottenere risposte risolutive. Questo muro di gomma con cui dobbiamo scontrarci alimenta l’abusivismo. Le persone si sentono abbandonate e cercano scorciatoie, occupando case sfitte”.

Giacobbe ha già tentato per la signora Parisi la strada dell’azione legale. “Abbiamo fatto ricorso al Tar di Catania dopo il diniego del Comune. Il ricorso è stato rigettato, ma con il successivo al Cga abbiamo ottenuto che venisse disposta un’istruttoria al Comune, il quale però ha dato solo una risposta parziale. Presto ci sarà l’udienza di merito definitiva”.

“Questa città, è ormai evidente, – così concludeva nel suo sfogo sui social – ha dei centri di potere politico ove confluiscono i voti sfruttando le necessità primarie di un essere umano e si chiamano: baracche (necessità di avere una casa), lavoro (v. concorsi vari ed altro), sanità. Da cittadini dobbiamo assolutamente fermare questo scempio, non possiamo più tacere!”

Michele Bruno.

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