Mafia dei Nebrodi, 91 condannati

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Mafia dei Nebrodi, 91 condannati

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martedì 01 Novembre 2022 - 06:46

Novantuno condannati e dieci assoluzioni: condanne per 6 secoli di carcere sono state inflitte agli imputati del processo sulla cosiddetta mafia dei Nebrodi celebrato davanti al Tribunale di Patti. Il presidente del collegio ha impiegato 35 minuti per leggere il dispositivo. Pene durissime, dopo sette giorni di camera di consiglio, per un dibattimento con 101 imputati, celebrato in tempi record e che ha visto impegnati 4 pm della Dda di Messina: l’aggiunto Vito Di Giorgio, i magistrati Fabrizio Monaco, Antonio Carchietti e Alessandro Lo Gerfo. Il processo nasce dall’operazione denominata “Nebrodi” che, oltre a ricostruire l’organigramma dei clan messinesi, aveva scoperto una truffa milionaria ai danni dell’Ue.
Tra le pene più alte quelle inflitte ai boss della cosca dei Batanesi Aurelio Salvatore Faranda, condannato a 30 anni e Sebastiano Conti Mica, a 23 anni. Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione mafiosa, truffa all’Ue, falso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori. A istruire l’atto d’accusa alle “famiglie” mafiose dei Nebrodi dei Batanesi e dei Bontempo Scavo è stata la Dda di Messina che in 20 mesi ha ricostruito gli organigrammi dei clan svelando complicità di prestanomi e insospettabili professionisti. Sotto processo c’erano i i capi dei clan dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, entrambi originari di Tortorici. A fiutare l’affare milionario sono stati loro che, anche grazie all’aiuto di un notaio e di funzionari dei Centri Commerciali Agricoli che istruiscono le pratiche per l’accesso ai contributi europei, hanno incassato fiumi di denaro sbancando le casse dell’Agea. Parti civili nel processo l’assessorato regionale Territorio ambiente, le associazioni Addiopizzo e SOS imprese, il Parco dei Nebrodi, il centro studio Pio Lo Torre, l’Agea, il Comune di Tortorici. In aula anche Giuseppe Antoci presidente della Fondazione Caponnetto ed ex presidente del Parco dei Nebrodi che ha denunciato il rischio che le mani dei clan arrivassero ai fondi europei.

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