Centro diurno per autistici: “L’accordo di Basile va rivisto, se no rischia di saltare l’apertura”

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Centro diurno per autistici: “L’accordo di Basile va rivisto, se no rischia di saltare l’apertura”

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venerdì 22 Luglio 2022 - 15:17

Proseguono gli incontri-scontri sulla nascita a Messina, presso i locali del complesso Marino di Mortelle, del primo centro diurno per bambini autistici. Dopo una sentita protesta di famiglie e associazioni, l’8 luglio si è tenuto un primo tavolo tecnico a cui hanno partecipato, tra gli altri, la giunta Basile e le associazioni.

Tavolo, però, che si è concluso con un nulla di fatto. Questo perché, nonostante il sindaco Federico Basile avanzò un accordo per completare l’iter per aprire il centro, mancavano le firme del Centro Neurolesi e del CNR per poterlo approvare. Mentre il primo era assente all’incontro, il secondo non poté firmare perché necessitava di alcune autorizzazioni da Roma.

L’accordo di Basile, però, ha innescato nuove polemiche da parte delle associazioni, che questa mattina sono tornate a palazzo Zanca per spiegare le criticità emerse in questo documento. Stando a quando affermato da Angela Rizzo di Cittadinanzattiva, l’accordo proposto l’8 luglio, che fu inviato alle associazioni soltanto quattro giorni dopo, il 12 luglio, modifica profondamente l’accordo originario, fatto prima di Basile.

“Al tavolo dell’8 luglio c’era un accordo, che però non ci è stato consegnato. – spiega Rizzo – Soltanto il 12 luglio ci è stato inviato per email, scoprendo che non si parla più di cedere l’intera area del bioparco, ma solo una parte di essa. Eppure Basile dovrebbe sapere che il centro diurno deve rispettare alcuni parametri per poter essere realizzato: se gli spazi sono insufficienti, così come sembra dall’attuale accordo, rischia di saltare la realizzazione del centro diurno”.

“Quanto chiediamo al sindaco è di chiudere immediatamente la questione con l’Asp, a cui compete la gestione del centro diurno, senza però metterne a rischio l’esistenza. In tal senso serve un tavolo, in cui bisogna però coinvolgere questa volta anche famiglie e associazioni: il palazzo comunale è la casa dei cittadini, non può essere gestito come se fosse il salotto di casa”.

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