Dal furto all’estorsione: 12 misure cautelari a Giostra

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Dal furto all’estorsione: 12 misure cautelari a Giostra

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mercoledì 20 Luglio 2022 - 09:53

Furto, ricettazione, riciclaggio ed estorsione. Questi i reati di cui sono ritenute responsabili a vario titolo 12 persone che apparterrebbero a un’associazione a delinquere radicata nel rione Giostra. I finanzieri del Comando provinciale di Messina, pertanto, hanno eseguito nei confronti di queste persone un’ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal gip del Tribunale di Messina su richiesta della locale Procura della Repubblica.

In particolare, la complessa attività investigativa svolta, iniziata ad agosto del 2021 e condotta dagli specialisti del GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, ha consentito di individuare un agguerrito gruppo criminale, operante nel noto rione “Giostra” del capoluogo peloritano, dedito alla commissione, strutturata, di numerosissimi reati predatori.

L’analisi delle risultanze investigative, unita alla minuziosa ricostruzione delle comunicazioni dei soggetti indagati – caratterizzate da elevata cripticità – ha permesso la completa identificazione di tutti i membri del sodalizio criminale che, in modo continuativo e metodico, sono risultati dediti alla commissione di furti e connessi episodi di riciclaggio e ricettazione di autovetture e ciclomotori. I soggetti indagati sono inoltre ritenuti responsabili di deplorevoli pratiche estorsive nei confronti di numerose vittime. In particolare, avrebbero proposto ai malcapitati di pagare somme di denaro con l’implicita minaccia, ove non avessero aderito, di perdere definitivamente il mezzo rubato: il classico “riscatto”, più noto come “cavallo di ritorno”.

Nel merito, l’attività svolta ha documentato un consolidato modus operandi, consistente: nell’esecuzione notturna dei furti; nel reperimento di parti meccaniche e di carrozzeria, di provenienza illecita, rivenduti sul web ovvero, su richiesta, a titolari di officine compiacenti; nella proposta di riscatto al proprietario del mezzo rubato, attraverso il meccanismo del nominato “cavallo di ritorno”; nella successiva equa divisione dei profitti dell’attività illecita.

Singolare, poi, è risultata la circostanza come il gruppo oggi represso godesse di un “consolidato riconoscimento” nel contesto territoriale messinese: quando un mezzo veniva rubato in una determinata zona, le vittime o eventuali intermediari erano consapevoli di doversi loro rivolgere per il relativo tentativo di recupero. Parimenti, le indagini hanno altresì documentato consolidati rapporti con paritetici ambienti criminali catanesi, talché anche eventuali furti compiuti “in trasferta” ben potevano essere recuperati anche in quella provincia.

La spregiudicatezza e la pericolosità dei componenti dell’organizzazione si è poi manifestata, nel corso delle indagini, allorquando, a fronte di un inseguimento da parte delle forze di Polizia, un indagato, oggi ristretto in carcere, si è dato ad una precipitosa fuga nel centro cittadino, che ha anche provocato un incidente che ha coinvolto un mezzo delle forze dell’ordine, per poi fuggire e lanciarsi nel vuoto di una scarpata stradale della periferia.

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