Una pagina di assoluto sconcerto e allarmante gravità morale si è verificata ieri presso il carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Nella giornata del 3 gennaio è venuto a mancare il padre di un detenuto. Appreso il triste evento, l’uomo ha chiesto ai suoi difensori di fiducia di poter partecipare alle esequie funebri, che si sono tenute ieri nel limitrofo comune barcellonese (Castroreale), per poter porgere l’ultimo saluto al compianto padre.

Ritenuta la richiesta senz’altro legittima giuridicamente e umanamente, i difensori Antonino Centorrino e Dorella Aliquò hanno depositato istanza autorizzativa presso la cancelleria del Giudice competente. “Ebbene, – si legge in una nota dei legali – alla detta istanza il Pubblico Ministero ha espresso parere favorevole, il giudice designato ha autorizzato la partecipazione dell’uomo al funerale, ma la direzione penitenziaria non ha condotto l’imputato alle esequie funebri. Di ciò se ne è appresa la notizia solo per fatti concludenti, poiché vana e dolorosa è stata l’attesa dei familiari che hanno chiesto al sacerdote officiante le funzioni religiose di tardarne l’inizio sperando il sopraggiungere, mai avvenuto, del figlio detenuto autorizzato!

“Giova precisare che le esequie funebri si sono tenute presso il cimitero (in luogo all’aperto) e nel ristretto numero dei familiari, tanto per sgombrare il campo da eventuali esigenze epidemiologiche che ben sarebbero state garantite. Ad oggi, apprendiamo che l’imputato non è stato condotto al funerale per dei non meglio precisati motivi organizzativi e ad invocate (abusate) carenze di organico, e non possono non dolersi dinanzi a siffatti episodi che meritano stigmatizzazione sociale. La pena e la detenzione non possono tradursi in afflizione, e non può accettarsi che un “contrattempo organizzativo” privi un figlio (perché come tale va trattato e non come detenuto) della possibilità di salutare per l’ultima volta il proprio genitore”.