De Luca punta nuovamente la luce dei riflettori sul cosiddetto Recovery Fund, noto anche come Next Generation EU, il piano per la ripresa dell’Europa, e dunque anche dell’Italia, dalla crisi economica e sociale causata dalla pandemia da coronavirus. In breve, lo scorso febbraio il primo cittadino aveva diffidato i governi nazionale e regionale, sostenendo che il piano formulato in Italia, noto come Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sarebbe stato formulato in contrasto alle norme europee, svantaggiando il Mezzogiorno.
Più nel dettaglio, stando a quanto reso noto dal primo cittadino, il Consiglio dei Ministri, presieduto dall’allora premier Giuseppe Conte, avrebbe utilizzato quale parametro per la ripartizione delle risorse solo la popolazione delle regioni (più bassa nelle regioni del Sud) e non tutti i parametri utilizzati dall’UE conformemente alle disposizioni in materia di finanziamenti europei che tengono conto, oltre che della popolazione, del PIL Procapite e del tasso medio di disoccupazione (rispettivamente, più basso e più alto nelle regioni del Mezzogiorno). “Secondo la corretta applicazione di questi ultimi parametri, – spiegò all’epoca De Luca – la percentuale corretta delle risorse da assegnare al Sud [non è del 34% (pari a 71,6 miliardi di euro, ma] è del 75% (pari a 156,75 mld) per le regioni del Sud”.
“Mi auguro che il Presidente Draghi non continui a fare il Conte!”, si legge in un post di De Luca, nel quale ha lanciato un appello ai deputati nazionali eletti nel Meridione: “Se amate la vostra terra non votate un recovery plan che istituzionalizzerà l’ulteriore ruberia del SUD!”, si continua a leggere nel post.
“In questi giorni il governo sta procedendo ad una revisione e aggiornamento del Pnrr. – prosegue De Luca – Il tema da me sollevato al Governo è la differenza nella capacità di ripresa: le regioni del Sud hanno una capacità di ripresa e recupero diversa dal centro-nord: una serie di indicatori di “reazione” alla crisi ci suggeriscono che la resilienza è maggiore al Centro-Nord rispetto al Sud Italia. Basti pensare che, secondo il Focus Ripresa effettuato dalla Luiss nel 2020, la percentuale di imprese che ha ripreso l’attività dal 4 maggio 2020 al Nord e al Centro è maggiore (40%) rispetto al Sud il (35%) e al Sud è più elevata la percentuale di imprese cessate o che non prevedono di riprendere l’attività entro la fine dell’anno (3,8% contro valori intorno al 2% nel Nord).
“Inoltre, molte più imprese localizzate al Nord hanno saputo sfruttare la crisi come occasione di cambiamento e riorganizzazione favorendo l’accelerazione della transizione digitale e innovando. Tutto questo ci fa pensare che gli effetti di lungo periodo della crisi saranno più profondi e duraturi nelle regioni meridionali. Le recenti previsioni SVIMEZ (contenute nel Rapporto 2020) indicano una ripresa economica già nel 2021 decisamente più forte nel Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno (+4,5% vs +1,2%).
“Pertanto, sollecito la deputazione nazionale eletta nelle circoscrizioni Italia meridionale per presentare una mozione urgente e/o Odg in Parlamento per impegnare il governo, nel corso dell’attuale e imminente riscrittura del nuovo Pnrr, a tenere conto di tutti e tre i parametri (PIL pro capite, il tasso medio di disoccupazione e popolazione) che l’Europa ha adottato come criteri di riparto tra i Paesi per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza e pertanto aumentare la percentuale delle risorse del PNRR fino al 75% per sostenere gli investimenti pubblici per le grandi opere nel Mezzogiorno previste nel Piano Sud. La percentuale del 75% deve essere addizionale e non sostitutiva agli ordinari finanziamenti nazionali (Fondo Sviluppo e Coesione) per la crescita e la convergenza e finanziamenti europei nell’ambito del QFP 2021-2027”.