La Corte d'Appello "restituisce" i beni alla famiglia Chiofalo

Redazione

La Corte d'Appello "restituisce" i beni alla famiglia Chiofalo

giovedì 14 Gennaio 2021 - 10:33

La Corte d’Appello di Messina presieduta dal giudice Bruno Sagone (consiglieri Daria Orlando e Luana Lino), ha disposto la revoca della confisca dei beni di Domenico e Gaetano Chiofalo, oltre alla revoca della misura di prevenzione personale della sorveglianza nei confronti di Sarino Bonaffini. Si conclude così dopo una battaglia legale di 12 anni la vicenda che vedeva le famiglie Chiofalo e Bonaffini al centro di una inchiesta della Dda che si era conclusa con il sequestro preventivo di un patrimoni di circa 450 mln di euro.

Il sequestro disposto a suo tempo dall’Autorità giudiziaria aveva spinto gli avvocati Carlo Autru Ryolo, Salvatore Silvestro, Nunzio Rosso, Fabrizio Alessi e Salvatore Iannello, i quali si sono soffermati solo sulla posizione di Domenico Chiofalo ritenendo del tutto ingiustificato il suo coinvolgimento nella vicenda. Il più piccolo dei fratelli Chiofalo, secondo i legali, sarebbe stato tirato in ballo nell’inchiesta facendo leva su presupposti sbagliati. Sarebbero due le conclusioni clamorosamente errate alle quali sarebbero giunti gli inquirenti. Intanto alla base di tutto vi sarebbe una intercettazione ambientale, già inserita nell’operazione “Ninetta”.

Altro errore, secondo i difensori, era rappresentato dal nuovo sequestro di beni ai danni di Domenico Chiofalo. Si tratta degli stessi beni –hanno detto i legali – sequestrati nel maggio 2008 e restituiti due anni dopo quando la Cassazione annullò il provvedimento perché non erano state ravvisate ipotesi di reato.

Ieri è giunta la decisione della Corte d’Appello di Messina dopo il rinvio della Cassazione che mette fine ad un’autentica battaglia legale che ha visto impegnati gli avvocati Carlo Autru Ryolo e Nunzio Rosso, difensori di Domenico Chiofalo, e Maurizio Cacace, legale di fiducia di Gaetano Chiofalo.