Frode fiscale per oltre 2 milioni: sequestrati 200mila euro alla famiglia Giordano

Redazione

Frode fiscale per oltre 2 milioni: sequestrati 200mila euro alla famiglia Giordano

venerdì 04 Dicembre 2020 - 09:23

Frode fiscale e fatture false per oltre 2 milioni di euro. Eseguito sequestro di oltre 200mila euro nei confronti di un noto imprenditore messinese.I finanzieri del comando provinciale di Messina hanno scoperto una articolata frode fiscale, posta in essere con l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti, per oltre 2milioni di euro che hanno permesso a un imprenditore di evadere l’Iva. Nel mirino una società della famiglia Giordano.

L’operazione costituisce l’epilogo di complesse attività di polizia economico-finanziaria, al cui esito, su proposta della procura della Repubblica, il competente gip del tribunale peloritano ha disposto il sequestro preventivo dell’importo di 205mila euro, al quale la guardia di finanza ha dato esecuzione. Gli accertamenti degli specialisti del nucleo di polizia economico-finanziaria, derivanti dall’esecuzione di una verifica fiscale condotta nei confronti di una società operante nel settore delle pulizie, con importanti appalti in ambito nazionale, hanno consentito di acquisire significativi e convergenti elementi indiziari riferibili alla frode fiscale oggi repressa, per la quale la competente autorità giudiziaria ha disposto il sequestro del relativo profitto: una frode perpetrata da tre società, tutte con sede a Messina, appartenenti al medesimo gruppo imprenditoriale e riferibili ad un unico dominus di fatto, un imprenditore messinese di 68 anni.

Una approfondita analisi della documentazione amministrativo-contabile, acquisita nei confronti della società di pulizie, poi risultata utilizzatrice delle fatture false, incrociata con i connessi flussi finanziari e con le risultanze di paralleli approfonditi controlli incrociati, effettuati presso i restanti due soggetti giuridici, ha consentito, secondo l’ipotesi investigativa, di leggere in maniera unitaria il complesso schema ideato, finalizzato, per un verso ad evitare il pagamento dell’imposta sul valore aggiunto dovuta e, per altro verso a costituirsi un credito inesistente.

I finanzieri hanno scoperto il collegamento esistente tra le tre imprese interessate,, tutte riconducibili al medesimo imprenditore, così ritenendo come le stesse società avessero gestito, di comune accordo e sotto un’unica regia, con finalità illegittime, le varie transazioni sottostanti.Lo schema scoperto prevedeva l’emissione, oltre l’anno di riferimento dell’operazione originaria, di distinte successive note di credito, con il recondito fine di celare la fittizietà delle genetiche transazioni.