A distanza di giorni la scuola fatica ancora a riaprire

red..me

A distanza di giorni la scuola fatica ancora a riaprire

red..me |
mercoledì 23 Settembre 2020 - 10:16

Che quest’anno scolastico fosse partito col piede sbagliato lo si era già capito qualche giorno fa, quando alcuni segnalarono che in alcuni istituti (per fortuna non tutti) la mancanza di banchi monoposto, introdotti da quest’anno scolastico per garantire il rispetto delle norme sul distanziamento sociale, aveva costretto gli alunni a scrivere sulle gambe se non addirittura sulle sedie.

Ma questo è solo uno dei tanti problemi con cui sta avendo a che fare negli ultimi giorni la scuola italiana, che a distanza di oltre 6 mesi dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 in Italia pare sia ancora molto impreparata al riguardo. Impreparata al punto tale che a distanza di circa 10 giorni dall’avvio ufficiale delle lezioni in Sicilia, alcuni istituti ancora non sanno quando riprenderanno la loro attività e soprattutto a quali condizioni (in presenza, online o in modalità mista). È il caso ad esempio della scuola media “Verona Trento”, nella quale i genitori degli studenti non sanno ancora quando e come riprenderanno le lezioni. A tal proposito, il professor Michele Limosani, direttore del dipartimento di Economia dell’Università di Messina, il cui figlio quest’anno si trova a frequentare l’ultimo anno delle medie, si è sfogato su Facebook, facendo emergere che, a fronte di questa situazione drammatica, lui e tanti altri genitori dell’istituto si sentono per certi versi abbandonati sia dal dirigente scolastico che dall’amministrazione comunale, nel senso che non hanno ricevuto da loro alcuna notizia sulla ripresa delle attività scolastiche.

“Mio figlio Francesco – si legge nel post di Limosani – dovrebbe frequentare quest’anno la terza classe della scuola media Verona Trento (si proprio gli anni degli esami e di preparazione al passaggio alla scuola superiore) e non ha ancora cominciato le lezioni. Ma, ancora più grave, non si conosce ancora oggi una data certa di inizio e le modalità con le quali si dovrà poi proseguire. E tutto ciò dopo un secondo semestre dell’anno trascorso in cui, come tanti altri studenti di scuola media, è riuscito a fare “poca scuola” e solo grazie alla buona volontà e generosità di qualche docente.

“Ora, il dirigente non si fa sentire; l’amministrazione comunale nemmeno; la politica è distratta, non so da che cosa… e poi figurati se si può interessare dei problemi di una scuola; i volenterosi e generosi rappresentanti delle famiglie degli studenti continuano a scrivere “letterine al dirigente” del tipo “Caro amico ti scrivo”… Sic!!! Nessuno di noi ha pensato di organizzare l’occupazione simbolica della scuola in segno di protesta. Siamo troppo impegnati con il nostro lavoro!!!; la notizia non è di grande interesse per la stampa; la stragrande maggioranza delle famiglie è rassegnata.

“Comprendo adesso perché molte famiglie sono tentate di affidare le sorti del governo della nostra vita sociale a chi promette di liberare la nostra terra da queste miserie!!! Peggio di così come può andare!”.