Gioele, lo sfogo del papà: "Dubbi sui metodi adottati per le ricerche"

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Gioele, lo sfogo del papà: "Dubbi sui metodi adottati per le ricerche"

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giovedì 20 Agosto 2020 - 10:17

Il fatto che i resti del piccolo Gioele, il bambino di 4 anni scomparso due settimane fa a Caronia, sarebbero stati trovati nell’arco di poche ore da un volontario ha fatto sorgere al padre del bambino, Daniele Mondello, dei dubbi sulla bontà delle ricerche eseguite dalle forze dell’ordine. Daniele, infatti, in un post su Facebook, dopo aver ringraziato la squadra di volontari e in particolare l’uomo che avrebbe trovato i resti del bambino, ha affermato che gli sono sorti dei dubbi sui metodi adottati per le ricerche, considerato che sarebbero bastate 5 ore di lavoro di un volontario per trovare i resti del figlio contro le oltre due settimane di ricerche degli specialisti.

“Nonostante il dramma che mi ha travolto, trovo doveroso ringraziare quanti mi hanno aiutato. Dedico un ringraziamento particolare al signore che ha trovato mio figlio. Se non ci foste stati voi, chissà se e quando lo avremmo ritrovato. Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti, mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia. Viviana e Gioele vi ringraziano ed io vi mando un abbraccio enorme, siete stati grandi!”, scrive Mondello su Facebook.

Il legale nonché cugino della famiglia di Daniele, Claudio Mondello, afferma addirittura che la credibilità dello Stato ne è uscita fortemente compromessa: “Persino per ritrovare Gioele la mia famiglia ha dovuto fare affidamento sulle proprie forze: ancora una volta ha dovuto ‘metterci una pezza’. – scrive il legale in un post su Facebook – La credibilità dello Stato ne esce fortemente compromessa e non posso che dolermene. Devo, tuttavia, ringraziare i tantissimi volontari che ci hanno sostenuto col loro sudore ed amor. È una Italia che ci restituisce speranza”.

Com’è noto, Gioele era scomparso con la madre Viviana Parisi lo scorso 3 agosto a Caronia. I resti di Viviana sono stati rinvenuti l’8 agosto a 500 metri di distanza dal punto in cui era stata avvistata l’ultima volta con il figlio, sull’A20 in direzione Palermo, all’altezza di Caronia. Lì, infatti, l’auto della donna è andata a sbattere contro un furgone. Dopodiché, stando alle testimonianze raccolte, Viviana avrebbe oltrepassato il guardrail con in braccio Gioele, allontanandosi così nella campagna circostante, dove sono stati rinvenuti due cadaveri.

Mentre ormai è stato appurato che il corpo rinvenuto l’8 agosto fosse quello di Viviana, ancora non si è sicuri che i resti rinvenuti ieri appartengano a Gioele. Tuttavia, si può affermare quasi con certezza che siano del bambino, anche perché, stando a quanto dichiarato dal procuratore di Patti Angelo Cavallo, si tratta di resti umani compatibili con quelli di un bambino dell’età di Gioele. In ogni caso, bisogna attendere l’esito del test del dna per avere la conferma definitiva.

Il giallo rimane comunque irrisolto, e per questo motivo gli inquirenti hanno formulato diverse ipotesi per cercare di spiegare quanto è accaduto nelle ore successive all’incidente. Al momento l’ipotesi più accreditata è quella dell’omicidio-suicidio di Viviana, che avrebbe compiuto per via della sua psiche instabile. Infatti, la donna, stando a quanto dichiarato da alcuni suoi familiari, aveva dei problemi psicologici, che si sarebbero acuiti durante il lockdown da Covid-19. Ad esempio, la cognata Mariella Mondello, in un’intervista rilasciata il 7 agosto al Giornale di Sicilia, dichiarava che “Viviana, durante il periodo del Covid, aveva subito un forte stress emotivo, che era stato refertato dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto […] Soffre di manie persecuzione”. Gli inquirenti pertanto ipotizzano che la psiche instabile della donna l’abbia portata a fuggire col bambino per poi ucciderlo e, una volta fatto ciò, suicidarsi.

Paolo Mustica