Caro chef La Mantia, ha preso un bel granchio…

Redazione

Caro chef La Mantia, ha preso un bel granchio…

venerdì 12 Giugno 2020 - 11:01

Caro Filippo La Mantia (nella foto di copertina tratta da primochef)), le scrivo con il massimo rispetto per la professione che l’ha portata ad essere un’icona dell’eccellenza siciliana. La polemica nella quale s’è fiondato a occhi chiusi, riguardante l’articolo scritto dal presidente degli ingegneri di Messina, per il “bunker” del nascituro bistrot di piazza Cairoli, non le appartiene, perché da forestiero sconosce le mille “pieghe” di una città molto complicata. In premessa, occorre sottolineare che lei, come molti altri, hanno inconsapevolmente preso un abbaglio riguardo a ciò che l’ing. Francesco Triolo ha inteso dire nel suo scritto. Il messaggio, per gli addetti ai lavori è molto chiaro, ma per chi si occupa di altro, come nel suo caso, risulta un attacco gratuito veemente ad un’attività imprenditoriale. Non è così.

Caro La Mantia, il suo post d’inizio settimana, diventato uno “spot” a pagamento (come si evince dalla sponsorizzata di Fb), è fuori luogo, dal momento che non centra il vero nocciolo della questione. L’ingegnere Francesco Triolo, che conosco dai tempi della scuola, è una persona perbene mi creda – non ha certamente bisogno della mia difesa -, e nel suo scritto pone una domanda esemplare; mentre allo stesso tempo fa un inno all’imprenditoria cittadina. Cosa che lei forse non ha compreso appieno, ma ci può stare. E’ evidente che lei, non conoscendo nemmeno chi sia Francesco Triolo, scambiandolo per un “cosiddetto giornalista” (sono parole sue), sia stato tirato per la giacchetta da chi ha pensato bene di “impiegare” la sua popolarità per disporre uno scudo difensivo. Quanto di più sbagliato: la polemica l’avete alimentata voialtri, con una regia tutta locale.

Il presidente degli ingegneri di Messina rappresenta molti suoi colleghi, che si sono visti bocciare dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina progetti analoghi, in altre zone della città, e semplicemente pone una questione di merito allo scopo di “squarciare” il muro della discrezionalità.

Caro La Mantia, si metta nei panni, ad esempio, di Nicola Giannetto, imprenditore messinese che occupa un centinaio di persone in città ed è, fra l’altro, titolare di una pizzeria a poche centinaia di metri da piazza Cairoli. L’imprenditore è giunto alla drammatica determinazione di chiudere, se non gli sarà consentito di realizzare una struttura esterna attigua al suo locale, laddove c’è anche lo spazio sufficiente per farla. Lei, da chef-imprenditore, da che parte sta? Dalla parte degli imprenditori (tutti), o del singolo che ottiene le autorizzazioni dalla Soprintendenza sulla base di una scelta discrezionale? Comprendiamo che le viene difficile rispondere perché è parte integrante del progetto della famiglia Urbano. Ma smetta i panni della persona interessata per un solo istante e dia una risposta. La questione è proprio questa, nessuno, neanche il giornale che dirigo è contro l’imprenditoria. Tutt’altro, siamo però a favore di una giustizia sociale ed imprenditoriale diffusa.

Se ti danno l’autorizzazione, è giusto che la diano anche agli altri che propongono iniziative analoghe. Ma se gli altri non vengono autorizzati, storciamo il naso.

Il dibattito che s’è aperto a proposito dell’estetica della struttura è fisiologico: ci sono i favorevoli (pochi) e i contrari (molti). E’ la legge della dicotomia: il bello esiste in funzione del brutto (o l’esatto contrario). Ma badi bene, se non ci fosse il brutto, non esiterebbe nemmeno il bello. Se non ci fossero chef normali, che non sono né carne né pesce, non ci sarebbe nemmeno il fuoriclasse che risponde al nome di Filippo La Mantia. Spero di essere stato sufficientemente chiaro nell’esposizione del concetto.

Il dibattito sul gusto andrà avanti fino a quando l’occhio non ci avrà fatto l’abitudine, a meno che qualcuno non continui ad alimentarlo artatamente. Ed è destinato a riprodursi nella misura in cui i “galoppini locali” continueranno a discettare sul concetto del bello e lei a sponsorizzare un post su Fb, a tratti offensivo per i cittadini. Forse non lo sa, ma i messinesi sono molto permalosi e determinate parole non le dimenticano facilmente, specie se provengono da un “vip”. Caro Filippo La Mantia, sarebbe il caso di correggere il tiro per salvarsi in calcio d’angolo.

Detto questo, da sostenitori dell’imprenditoria, siamo ben lieti che Messina possa ospitare un’iniziativa mitteleuropea, con una “firma” eccellente della cucina italiana. Ma per favore, non prenda altri granchi che rischia di doverci fare una bella zuppa….

Davide Gambale