Il "bunker" di piazza Cairoli e il silenzio imbarazzante della politica

Redazione

Il "bunker" di piazza Cairoli e il silenzio imbarazzante della politica

martedì 09 Giugno 2020 - 20:01

Il silenzio della politica sul “bunker” di piazza Cairoli è l’aspetto più sconcertante di una vicenda che sta animando un aspro dibattito in città. Nessun consigliere comunale, men che meno alcun rappresentante della giunta municipale sono intervenuti in un dibattito che avrebbe dovuto avere naturale sfocio (preventivo), nella sede comunale. Invece, tutti muti come pesci (lessi).

E’ forse questa la stortura più macroscopica di una vicenda che è destinata a montare come la panna fresca. Il dibattito è destinato ad alimentarsi da solo, fino a che non verranno fornite risposte ai quesiti posti dal presidente dell’Ordine degli ingegneri di Messina, Francesco Triolo: si è chiesto perché quella struttura sì e altre no?

Domanda più che legittima, rivolta alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Messina, la stessa che ha detto no, ad esempio, alla realizzazione di un dehors su viale San Martino, in corrispondenza di una nota pizzeria. E poi c’è il caso del locale di piazza Duomo, il cui titolare è stato costretto a smontare la struttura di notte per evitare ulteriori sanzioni. Sono soltanto alcuni dei casi che meriterebbero, quanto meno, delle risposte.

La Soprintendenza, chiamata bruscamente in causa dal vice presidente del Consiglio comunale, Nino Interdonato, in occasione della “protesta dei tavolini” a piazza Unione Europea, ha il dovere di intervenire.  Bisogna fare “pressing” politico sull’ente regionale, chiedere perché il “bunker” di piazza Cairoli ha avuto concessa l’autorizzazione mentre altri progetti assimilabili non ricevono il visto di approvazione.

Se vale solo il principio del giudizio soggettivo e perdura il silenzio, allora c’è poco da sperare in una sana “giustizia imprenditoriale”. Lui sì, io no. Queste in estrema sintesi la conclusione a cui drammaticamente si giunge. Ma se il principio del “libero arbitrio” non sta alla base di tutto, allora è logico che si apra un bel dibattito serio.

Intanto, sulla querelle si registrano le prese di posizione dei soliti “galoppini” che discettano sul concetto del bello. C’è poco da fare o da scrivere per ingraziarsi lo chef La Mantia, quella struttura non piace ai messinesi, che sul web hanno bocciato la progettazione del sontuoso progetto dello studio Lissoni. Non è detto che ciò che piace a te debba piacere anche a me, ognuno è libero di pensare in maniera diversa (vero signor galoppino?).

Oppure si deve omologare l’opinione pubblica al concetto del bello?

Ha pure sprecato un quarto d’ora della sua esistenza lo chef La Mantia, uomo sgamato (così si definisce su Fb), che ha tentato di spegnere sul nascere il fuoco delle polemiche, salvo alimentarlo ulteriormente. Filippo La Mantia (coinvolto nel progetto), avrebbe fatto meglio a preparare le sue prelibatezze che invischiarsi in una polemica che non gli appartiene.

Fatto sta che di quel “bunker” se ne parla e si esigono le risposte da quanti sono preposti a darle. Infine, una considerazione personale (per quello che possa servire), a me quella struttura non piace, ma era necessario essere così tanto debordanti collocando anche una piattaforma sulla sede stradale?

Davide Gambale