Bcp: esclusa la scalata della Popolare di Ragusa, rimane il mistero del commissariamento

Redazione

Bcp: esclusa la scalata della Popolare di Ragusa, rimane il mistero del commissariamento

martedì 12 Maggio 2020 - 11:42

La scalata alla Bcp (Banca di credito peloritano) è esclusa. Lo rivelano fonti vicine all’istituto di credito messinese, commissariato lo scorso 16 arile per decreto regionale dell’assessore alle Attività produttive, Gaetano Armao, su richiesta della Banca d’Italia.

Non ci sarebbe in corso alcun tentativo da parte della Banca Agricola Popolare di Ragusa che avrebbe “versato” somme consistenti, proprio all’indomani dell’arrivo della compagine commissariale.

Sulla vicenda vige il massimo riserbo, al punto che l’assessore Gaetano Armao, da noi interpellato, si è nascosto dietro un lapidario commento: “Su questo argomento c’è il segreto istruttorio non è possibile rilasciare dichiarazioni”.

Bankitalia ha silenziato anche i commissari liquidatori che da giovedì 16 aprile 2020, in piena pandemia, hanno preso in mano le redini della Bcp, autentico “gioiello” della città di Messina.

Il verbale di commissariamento è stato secretato a palazzo Koch, sede di Bankitalia, e sull’argomento è calato un velo di silenzio, alla faccia della trasparenza. Quella di cui avrebbero bisogno i correntisti che, di fronte alla paura di un possibile crac della banca, hanno preferito dirottare in altri istituti di credito i propri risparmi.

I commissari lavorano alacremente per fermare l’emorragia di clienti che è iniziata a scorrere copiosamente dopo che Banca d’Italia, ha reso noto attraverso un lapidario comunicato stampa il commissariamento della Bcp.

La Banca che annovera fra gli azionisti anche Sergio Bommarito, presidente del cda di Fire group S.p.a., società leader a livello nazionale nel recupero crediti, fino alla notizia del commissariamento era ritenuta una potenza di fuoco in una città depressa, da un punto di vista economico, qual è Messina.

Fra gli azionisti figurano anche altri facoltosi imprenditori che hanno dato vita all’istituto di credito mediante la regia di Paolino Muscolino, rimasto comunque nel suo ruolo di direttore generale.

La compagine commissariale spedita da Roma a Messina per condurre la nave verso mari più tranquilli, è guidata dal commercialista Gandolfo Spagnuolo, cui si affianca l’avvocato Giovanni Giurdanella, entrambi siciliani: il primo di Palermo, il secondo di Modica, in provincia di Ragusa, dove ha sede la Banca  Agricola Popolare. Il comitato di sorveglianza è presieduto da Andrea Dara, commercialista palermitano, Francesca Romana De Vita, avvocato di Palermo, e da Giuseppe Glorioso, anch’egli commercialista del capoluogo siciliano.

Una governance della Banca messinese che ha quindi un denominatore comune: ovvero la sicilianità.

Detto questo c’è da aggiungere che al momento appaiono oscure le motivazioni che hanno indotto Banca d’Italia a decidere in fretta e furia di esautorare i componenti del Cda e del collegio dei sindaci.

La linea di condotta di Bankitalia che ha deciso di secretare il verbale di commissariamento e imporre il silenzio ai commissari, non aiuta certamente alla ricostruzione dei fatti. E questo alimenta il “mercato delle illazioni” alimentato dai si dice dei beneinformati.

Ivo Blandina, presidente della Camera di Commercio di Messina, nei giorni scorsi durante un pubblico confronto, tenutosi a Palazzo Zanca, su convocazione del sindaco Cateno De Luca, avente come tema le misure da adottare per la ripresa del commercio, ha tirato fuori l’argomento della Bcp. Abbiamo riportato le sue dichiarazioni, anche se lo stesso sostiene di essere stato frainteso. Non avrebbe parlato di scalata da parte di altro Istituto siciliano.

Sulle motivazioni del commissariamento della Bcp, del quale se ne stanno letteralmente infischiano i parlamentari messinesi, c’è una coincidenza che lascia presupporre i motivi.

Giorno 11 aprile, il Ministro dell’Interno, Luciana Lamoregese, aveva lanciato l’allarme sulle possibili infiltrazioni mafiose nel tessuto produttivo italiano. Allarme rilanciato dal Capo della Polizia, Franco Gabrielli, e fatto proprio dai prefetti. Compreso quello di Messina, Maria Carmela Librizzi, la quale sul tema ha convocato una videoconferenza con le forze dell’ordine e i rappresentanti degli ordini professionali.

Dopo quell’allarme, Bankitalia deve avere schiacciato il piede sull’acceleratore e deciso il commissariamento della Bcp di Messina, che era oggetto da mesi di una ispezione da parte della Banca d’Italia.

Personaggi in odore di mafia che “bazzicano” attorno alla Banca di Credito Peloritano devono avere indotto Bankitalia ad assumere la decisione draconiana.

E su questo fronte non è escluso che la magistratura messinese stia conducendo un’inchiesta per riciclaggio di denaro sporco. Fatto sta che adesso l’Istituto di credito, finito nella mani dei commissari, sta attraversando un momento di enorme difficoltà. Anche se la voce ricorrente è che il destino del “gioiello” messinese sia già segnato.

Davide Gambale