CRISI/Faranda: "Serve un condono sulle tasse e chiarezza per l'estate fin da ora"

Redazione

CRISI/Faranda: "Serve un condono sulle tasse e chiarezza per l'estate fin da ora"

mercoledì 29 Aprile 2020 - 15:43

Sono molteplici i problemi e le questioni che stanno affrontando e dovranno affrontare gli imprenditori e i lavoratori di qualsiasi tipo in queste settimane e nei prossimi mesi: a quanto pare la cosiddetta “fase 2” si prospetta paradossalmente più complicata nella gestione e più articolata nei rischi e nelle variabili rispetto alla quarantena, ormai quasi alle spalle. Abbiamo intervistato l’imprenditore Alessandro Faranda, amministratore unico di un’azienda storica del nostro territorio, l’acqua Fontalba, che non ha mai interrotto la produzione dato che si tratta di un bene essenziale, ma come molte imprese, è fortemente preoccupato per l’emergenza economica nazionale e, in particolar modo, per il Sud.

Dott. Faranda, come vede questo periodo propedeutico alla ripartenza?
“Mi sembra ancora più confuso rispetto al caos cui abbiamo già assistito in questo periodo: non ci sono state mai linee guida chiare e dettagliate e temo non ci saranno neppure adesso. Ancora cambiano date sulla riapertura di talune attività, alcune rinviate, altre anticipate, altre ancora potranno riaprire, però solo parzialmente: insomma così nessuno, dal più piccolo imprenditore o agricoltore alla più grande impresa o compagnia aerea internazionale, è in grado di programmare nulla e soprattutto informare la propria clientela, i propri fornitori su quello che succederà da qui a breve; dunque sembra un circolo vizioso che blocca ancora di più l’economia, i trasporti, gli ordini, le commesse, il sistema creditizio. Inoltre ogni Regione non ha chiarezza da parte dello Stato su molte questioni, quindi si creano differenziazioni e si dà potere ad amministrazioni regionali e comunali, quando la cabina di regia di una pandemia dovrebbe essere esclusivamente nazionale”.

Quali sono secondo lei gli aiuti concreti che lo Stato dovrebbe mettere in campo, oltre a quelli già previsti negli ultimi decreti, soprattutto nel “Cura Italia”?
“Il primo, assolutamente necessario e fondamentale, dovrebbe essere quello di condonare le tasse, o quantomeno rinviarle al prossimo anno. E’ importante pagare le tasse, anche se in Italia abbiamo tassazioni e parametri altissimi che non esistono in molti altri paesi simili al nostro, ma in questo momento per far ripartire l’Italia e gli italiani non è in alcun modo concepibile far pagare le imposte regolarmente, come se non fosse successo nulla; dovendo rispettare scadenze e incorrendo in sanzioni, interessi e more, peraltro gravi. Sia per quanto riguarda l’iva, specie quella non incassata, sia per quanto concerne gli “Unico”, quindi le dichiarazioni dei redditi sull’anno passato, il 2019, che generalmente vengono richieste nel periodo compreso tra giugno e ottobre di ogni annualità; per non parlare della pretesa degli “acconti” da versare a novembre sui presunti redditi dell’anno successivo, che appunto essendo solo “presunti”, non sono certo incassati, sui redditi acquisti nell’anno precedente. Abbonando o congelando la tassazione per questa stagione significa far riprendere l’economia, dare ossigeno alle imprese e poter consentire loro di investire, anche nel lavoro”.

L’estate in Sicilia rappresenta un grande volano economico, sia per il turismo che per il grande indotto: cosa farebbe lei se fosse al governo?
“Innanzitutto penso alle spiagge e alla balneazione che nelle nostre zone sono un grande veicolo di attrazione turistica e un importante introito economico per numerose realtà. Il distanziamento sociale ormai si può considerare un dogma, dunque dobbiamo fare i conti con le distanze di sicurezza per evitare contagi e ritorni dell’epidemia. Penso due cose molto semplici: la prima, cioè che serve chiarezza fin da ora, perchè l’estate si programma ad aprile e maggio e invece ancora chi si occupa di strutture balneari e attività simili non ha la più pallida idea di cosa lo attende (a parte il doveroso rinvio del pagamento delle concessioni demaniali); la seconda, che basterebbe consentire a chi ha un lido di avere, gratuitamente, il doppio dello spazio concesso per garantire le stesse capienze di persone della stagione 2019, tutelare la loro salute e limitare l’uso delle spiagge libere, dove si potrebbero creare assembramenti. Ciò non significa privatizzare le spiagge, ma ridurle e allargare quelle già in possesso dei lidi per evitare il loro fallimento e garantire un’analisi costi benefici capace di tenere in vita queste attività e i loro indotti, che già subiranno un danno parziale sul mese di giugno. Servono iniziative concrete, pragmatiche e soprattutto rapide: non si può pensare di fare politica e amministrazione appresso a centinaia di riunioni, tavoli, discussioni, carte e protocolli; bisogna superare la vecchia politica del compromesso e della ricerca di popolarità e fornire soluzioni immediate, perché ogni ora che passa un’azienda licenzia, chiude e alla fine perde l’imprenditore, perde lo Stato e perdono i cittadini”.