"Gicap": nubi sul futuro dei lavoratori. I sindacati si rifiutano di firmare i verbali di conciliazione

Redazione

"Gicap": nubi sul futuro dei lavoratori. I sindacati si rifiutano di firmare i verbali di conciliazione

martedì 04 Giugno 2019 - 07:00

Si addensano nubi sul futuro dei lavoratori della “Commerciale Gicap”, l’azienda messinese in stato di crisi da metà aprile. I sindacati non firmano i verbali di conciliazione perché non ne condividono i contenuti. Il nodo della questione sta tutto nella liberatoria che la “Like Sicilia” intende ottenere dai dipendenti del gruppo operante nel campo della grand distribuzione.

A prendere una ferma posizione la Uil-Tcus che attraverso una nota del segretario regionale Marianan Flauto, puntualizza la posizione del sindacato.

“Auspichiamo che nei prossimi giorni si possa superare la questione delle conciliazione  e affrontare attraverso un accordo  le modalità di passaggio dei lavoratori e ripartire con serenità”.

Lo afferma Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia, commentando la vertenza Gicap e il transito dei 700 lavoratori. Rimane infatti aperta la questione sul passaggio dei lavoratori alla società Like Sicilia alla quale Gicap ha ceduto i negozi a seguito di procedura di cessione di ramo d’azienda. L’esame congiunto svolto con le organizzazioni sindacali Uiltucs Filcams e Fisascat ha avuto esito negativo.

“La società subentrante – spiega Flauto – ha posto quale condizione la sottoscrizione di verbali di conciliazione dai contenuti non condivisibili, ma contestualmente ci siamo resi disponibili alla definizione di un accordo con il subentrante per dare la possibilità a Like Sicilia di rilanciare i negozi e ripartire con il piede giusto. Questa tematica è già stata affrontata al Mise ma sembra che il subentrante sia determinato sulla sua posizione”.

La vertenza è iniziata lo scorso 15 aprile, quando la società aveva inviato una comunicazione di cessione ramo d’azienda di 42 negozi a insegna Ard, Sidis e Max Sidis  di Palermo, Messina e delle province di Enna e Siracusa, oltre a quelli presenti in Calabria, appartenenti alla famiglia Capone.