Morte prof. Guglielmo, sei medici a giudizio. La famiglia teme la prescrizione dei reati

Redazione

Morte prof. Guglielmo, sei medici a giudizio. La famiglia teme la prescrizione dei reati

lunedì 03 Giugno 2019 - 15:04

Rinviata all’11 ottobre prossimo l’udienza del procedimento aperto dalla Sezione Penale del Tribunale di Messina per fare chiarezza sulla morte del professor Giovanni Guglielmo, deceduto il 24 novembre 2013 al Policlinico, dove era stato trasferito d’urgenza dall’ospedale Piemonte.

Dopo la denuncia della famiglia, assistita dagli avvocati Alberto Gullino e Igor Germanà, su richiesta del pubblico ministero Federica Rende sono sei i medici rinviati a giudizio nel gennaio 2017.

Il prof. Giovanni Guglielmo

Si tratta di Giacomo Lo Presti, di turno al nosocomio di viale Europa quando la notte del 23 novembre il professor Guglielmo, noto e stimato docente della facoltà di Farmacia, fu ricoverato d’urgenza, Annamaria Mangano, Adriana Maria Merrino, Gaetano Cannavà, Letterio Pavia e Maria Rosa Buttafarro.

Come ha sostenuto nella richiesta di rinvio il pubblico ministero Rende, “Lo Presti Giacomo in qualità di medico chirurgo di turno in servizio la notte del 23 novembre, Mangano Anna Maria in qualità di medico di turno la mattina del 23 novembre, Merrino Adriana e Cannavà Antonino in qualità di medici di turno nel pomeriggio del 23 novembre, Pavia Letterio in qualità di medico di turno la notte del 23 novembre e Buttafarro Maria Rosa in qualità di medico di turno il 24 novembre, a fronte di una storia anamnestica del paziente di aneurisma aortico trattato con endoprotesi e di una sintomatologia clinica che evidenziava nel Guglielmo, paziente già sottoposto nel 2011 ad un intervento chirurgico per “aneurisma dell’aorta toracica”, una logica complicanza del predetto intervento” avrebbero omesso di “procedere agli accertamenti strumentali necessari a diagnosticare la predetta complicanza e di eseguire tempestivamente il necessario intervento chirurgico di riparazione endovascolare di aneurisma dell’aorta toracica rotto, intervento eseguito poi d’urgenza con un ritardo di circa 41 ore dall’insorgenza dei primi sintomi del paziente”.

La famiglia chiede che venga fatta chiarezza sulla vicenda e si augura che il Tribunale possa giungere alla verità prima della prescrizione del reato.