Matteo Salvini il grande bluff. Di Pericle

Da gran parte degli analisti viene considerato il genio della comunicazione ed il più puro interprete degli istinti tribali degli elettori. Innegabile che, sotto la sua guida, la Lega è passata dal 4 al 17% (elezioni politiche del 4 Marzo 2018) e addirittura al 30% secondo le ultime intenzioni di voto. Chi scrive non crede a questa apoteosi di consenso e ritiene che Salvini sia un bluff della politica o meglio del declino di ciò che Machiavelli definì “arte dello Stato”.

Il giudizio negativo sull’azione del Ministro degli Interni è suffragata dal concetto stesso di politica che non appartiene alla poetica del “Truce” (copyright di G.Ferrara).

Il giudizio espresso da De Mita: “Salvini è furbo ma è privo di pensiero” racchiude sinteticamente l’azione politica espressa e propagandata con Twitter: le leggi approvate, le promesse farneticanti, l’assenza di una visione reale e possibile del Paese. Rousseau afferma di “avere scoperto che tutto si lega intimamente alla politica” perché questa investe e condiziona i problemi generali dei singoli e della comunità. Da tale considerazione emerge la necessità di una riflessione sull’essenza stessa della categoria del politico o sul problema della distinzione fra etica e politica. A Salvini manca la “visione” vera essenza della politica, è dotato invece dell’arte della propaganda corsara utile ad ottenere consenso. Gridando “prima gli italiani” il rapper padano-nazionalista ha emarginato il Paese in Europa e sarà responsabile insieme al suo complice Di Maio del default dello Stato.

Arrivano nuovi popoli, nuove religioni, nuove culture: muta la composizione demografica dell’Italia e dell’Europa, si assiste ad una evaporazione dei valori che hanno permesso pace e sviluppo. Un intero mondo si sta disgregando e non sappiamo capire i fenomeni in corso, non sappiamo dove andremo. Manca l’essenza della politica cioè la visione, è assente la preveggenza e l’utopia dei grandi pensatori.

Siamo costretti a leggere ed ascoltare le esternazioni farneticanti di questi due masanielli senza arte nè parte che stimolano livore e rancore, emozioni con le quali ottengono consenso. La crisi morale e civile in corso, richiederebbe una visione capace di sporgersi oltre le barriere dei canoni consueti per vedere al di là delle situazioni di fatto e per proporre soluzioni straordinarie e visionarie. Il duo lescano è  privo di tali capacità.

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