Paura e inquietudine. Di Pericle

Redazione

Paura e inquietudine. Di Pericle

domenica 07 Ottobre 2018 - 00:55

Il Paese è inquieto, i cittadini hanno paura. Inquietudine e paura sono i due sentimenti che questo governo carioca ha suscitato nonostante i sondaggi.

I colloqui di Mattarella con Visco e Draghi anticipano la nascita di una “unità di crisi” pronta ad arrestare una probabile catastrofe economica-sociale che i dioscuri di questo esecutivo pare cerchino con proterva ostinazione.

La dinamica politica è divenuta elementare: il popolo contro le élite, quelli in basso contro quelli in alto, i “buoni” contro i “cattivi”.

Sembra di essere tornati indietro, molto indietro quando la rappresentazione era data dai Guelfi contro i Ghibellini, dai cristiani contro i pagani. Chi non è schierato viene additato come untore. Vi è in questi personaggi (Di Maio e Salvini) un concetto di Legge assolutistico che Lacan definisce super-IO.

La contrapposizione fra bene e male e la dicotomia del consenso ( Lega al Nord, M5S al sud) ha disgregato il Paese, ha reso il Mezzogiorno ancora più lontano dall’Europa e  avulso dalla globalizzazione ormai inarrestabile. La legge di stabilità concepita è priva dei rudimentali presupposti economici e sociali, nonostante  la logomachia del duo lescano.

Una manovra assistenzialista che non assiste, fatta di slogan mirabolanti -cuore, autonomia, identità che spin doctor profumatamente pagati mettono in bocca ai due masanielli.

Renzi ha disintegrato il PD, questi due personaggi hanno regionalizzato il Paese creando due Italie con una propaganda cinica, opportunistica tesa solo al consenso elettorale. Il mezzogiorno, che ha premiato i 5Stelle, pagherà un prezzo altissimo perchè con l’assistenzialismo  non si risolvono i problemi (lo dimostra la ancestrale storia della Cassa del mezzogiorno) e perchè sarà visto dalle Regioni produttive come il male assoluto che impedisce la crescita e lo sviluppo.

Una manovra in deficit assistenzialista confligge con la teoria kenesiana degli investimenti statali, premia invece l’apatia di chi ha come ragione morale e sociale l’opportunismo e il rancore.

È inquieto il Paese, hanno paura i cittadini. Richiamandosi al “popolo”scompare il mito della vera democrazia forgiata dal “popolo autentico”, con ciò minando alle fondamenta la democrazia rappresentativa che si avvia a diventare una popolocrazia.

A chi scrive sembra inquietante che il Ministro delle Infrastrutture ( Toninelli) nel 2010 compare sulla scena politica candidandosi alla Regione Lombardia ottenendo 80 (ottanta) voti, nel 2012 a consigliere comunale a Crema ottenendo 8 (otto) voti (…nemmeno i familiari…). Ciò fa sorgere un dubbio: dov’è il popolo tanto sacralizzato?