De Luca minaccia di chiudere l'Atm, ma non lo farà mai…

Redazione

De Luca minaccia di chiudere l'Atm, ma non lo farà mai…

martedì 25 Settembre 2018 - 19:44

Scovati 54 mln di debiti all’Atm. Un film già visto con l’amministrazione-Accorinti. Il sindaco Cateno De Luca lancia la sua ultima “crociata” sui conti attraverso Fb e minaccia di chiudere addirittura l’Atm. E’ una provocazione, ovviamente, ma non è frutto del caso. Precede di qualche ora la conferenza stampa della “Triplice” a proposito di Partecipate e dipendenti del Comune.

Il sindaco lancia il guanto di sfida e lo fa sciorinando numeri che alimentano la “guerra” delle cifre. Lo stesso che accadde quando Accorinti si insediò a sindaco di Messina. La colpa, come al solito, è di quelli che c’erano prima, facile fare lo scaricabarile quando devi confrontarti con le lamentele dell’utenza che s’è vista tagliare decine di corse dei bus. E a ciò si aggiunga il proposito di tagliare il tram per sostituirlo con gli “Shuttle” o “Schuttle” che dir si voglia.

Un ritorno al passato anche in termini di servizi, quando i trasporti non funzionavano per carenza di mezzi e per scelte aziendali sbagliate. Fu all’epoca dei fatti il presidente Gabriele Siracusano (parliamo della sindacatura Providenti), a segmentare le corse che partivano dai villaggi per raggiungere il centro. Oggi gli “Shuttle” voleranno da Giampilieri a Faro con tempi di percorrenza stimati fra le due e le tre ore (dipende dal traffico). Ma torniamo ai numeri.

De Luca grida allo scandalo (giustamente), per il monte debiti dell’azienda, ma se riesce a trovare un’azienda dei trasporti in attivo (tranne quelle delle grandi città), siamo disposti a offrirgli una cena. Magari a base di “pecora al forno”, visto che dicono vada matto.

Così facendo il sindaco, invece di salvaguardare quel poco di buono fatto dai predecessori, rischia di conferire il colpo di grazia ad un’azienda come l’Atm che si regge in piedi per virtù dello spirito Santo. E non dica che la chiude, perché non lo farà mai, dal momento che non avrebbe dove piazzare i suoi “fidati” del Cda e del collegio dei revisori.

Davide Gambale