Agenzie di buonsenso, nè meline nè ramanzine. Di Emilio Fragale

Più che l’Agenzia per il Risanamento, servirebbe quella per il buonsenso. L’ex city manager del Comune, Emilio Fragale, analizza lo stato di caos politico in  cui è ripiombato Palazzo Zanca, dopo le dimissioni annunciate da Cateno De Luca due giorni fa, a seguito della boccatura, da parte del Consiglio Comunale, della delibera sull’Agenzia per il Risanamento.

“In un articolo del Corriere della Sera del marzo 2016 a firma di Giuseppe De Rita si leggeva “il decisionismo politico porta certamente al primato del comando; ma questo rimane nullo senza una catena del comando che trasmetta alle strutture amministrative e alle periferie del sistema le opzioni di vertice”. Ancora … “in questo deficit di trasmissione dettagliata … la volontà politica resta un potere nudo, spesso di mero annuncio, senza seguito concreto”. Nessuna organizzazione pubblica o privata può vivere senza creare spazi e tessuti di relazioni e di reciprocità. La democrazia, a tutti i livelli e in tutte le sfere, vive (vivacchia!?) di equilibri tra chi è chiamato a governare e chi è chiamato a controllare. Solo Winston Churchill poteva permettersi il lusso di affermare “la democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno dei due è malato”. Il sindaco di Messina on. De Luca, che giornalmente conquista simpatie presso chi è stanco e snervato da tattiche e meline simil-attendiste e/o defatigatorie, rischia – tuttavia – di avvitarsi attorno alla maschera di chi volendo tutto e subito non riesce a controllare i piedi che saltellano uniti (in uno con pugni chiusi) come quelli dei bambini capricciosi. Ha ragione quando richiede approfondimenti, emendamenti, soluzioni. Ha ragione quando esige celerità e impegno. Ha torto quando pensa di potere by-passare attraverso i social i canali delle relazioni sindacali (della contrattazione e della concertazione). Ha torto quando pensa di potere cavalcare l’ostilità diffusa nei confronti della burocrazia perché al Comune e nelle partecipate non vi sono solo fannulloni e imboscati ma anche dirigenti, funzionari e impiegati seri e preparati. Ha torto quando si arroga di attribuzioni e competenze in dispregio della distinzione tra prerogative della politica e quelle della macchina della amministrazione. Ha torto quando pensa di mettere in mora il Consiglio Comunale dettando itinerari e tempi di marcia incompatibili con una sede istituzionale dalle dinamiche complesse. Il c.d. “bene della città” è – per l’appunto – troppo prezioso per essere confinato a leziosa ramanzina. La “P”olitica e i “P”artiti a Messina si dimostreranno malati se lasceranno in (più o meno beata) solitudine i consiglieri comunali”.

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