Troppe aggressioni a medici, infermieri, vigili urbani e autisti di bus: Fsi-Usae dice basta

Redazione

Troppe aggressioni a medici, infermieri, vigili urbani e autisti di bus: Fsi-Usae dice basta

venerdì 16 Marzo 2018 - 07:30

Troppe aggressioni nei confronti di infermieri, medici, professioni sanitarie che collaborano con il pronto soccorso e ancora autisti dei bus, vigili urbani, dipendenti di uffici pubblici e delle poste.

La Fsi-Usae, Federazione sindacati indipendenti aderente alla Confederazione unione sindacati autonomi europei, sindacato maggiormente rappresentativo firmatario del Ccnl sanità e presente in tutti i comparti lavorativi, del pubblico impiego e del privato, torna a dire “basta”. Chiede più sicurezza per mettere un freno agli episodi di violenza, fisica o verbale, di cui sono vittime i dipendenti pubblici di tutti i settori, dalla sanità agli enti locali, dai trasporti urbani alle poste. Una situazione che riguarda soprattutto i dipendenti dei pronto soccorso, cioè quelli che curano e assistono i pazienti, mercoledì scorso vittima di un aggressione fisica è stato un medico del pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania. Aggressioni che provocano l’interruzione di pubblico di servizio sanitario mettendo a rischio la vita degli altri pazienti che assistono impotenti e terrorizzati a queste violenze, nel luogo dove invece, per non commettere errori, dovrebbe regnare silenzio e calma. Senza dimenticare la totale mancanza di sicurezza nei parcheggi interni all’ospedale “Vittorio Emanuele”. Questione, quest’ultima, segnalata più volte alla direzione generale.

Abbiamo inviato più volte note alla direzione del Policlinico Vittorio Emanuele, elencando le criticità e la richiesta di assumere vigilantes proprio all’interno del pronto soccorso. E’ necessario assumere altri vigilantes, questa tensione non consente prevenzione, né la gestione della situazione in tempo reale.

Dalla Fsi-Usae arriva la richiesta di tolleranza zero e l’impegno della direzione di garantire più sicurezza sia per i dipendenti che per i pazienti e visitatori.

E’ necessaria l’istituzione di un tavolo permanente sulla sicurezza aziendale e la sottoscrizione di un accordo sulla gestione degli episodi di aggressione verso gli operatori. Inoltre chiediamo che chi si renda colpevole di aggressione o minaccia verso il personale possa essere denunciato dalla direzione, in quanto datore di lavoro e quindi diretto responsabile della sicurezza.

Qualche giorno fa è stata aggredita un’autista dell’Amt, una delle poche donne alla guida deI bus urbano, in via Etnea, in pieno centro: aveva chiesto semplicemente di spostare un’auto che ostacolava il transito del bus, l’aggressore afferrandola da un braccio ha tentato di farla scendere insultandola. La signora si è chiusa dentro ed ha chiamato la polizia. Anche a Messina, un autista dell’Atm è stato costretto a chiamare i carabinieri per colpa di un giovane che con la propria bicicletta aveva cercato di bloccare il passaggio del bus.

“Una storia, purtroppo, che a Catania, si ripete – dichiara Calogero Coniglio segretario regionale della Fsi-Usae – Come nei pronto soccorso degli ospedali anche tra le forze di polizia municipale, in prima linea a contatto con il pubblico, si tratta spesso di gravissimi casi di inciviltà.

È inconcepibile che, ancora oggi, dopo appelli, denunce, richieste di incontri con i prefetti e comunicati stampa, i lavoratori che operano, in prima linea, per la tutela del cittadino, siano oggetto di aggressioni.

Ancora una volta ci ritroviamo a raccontare e denunciare episodi in cui lavoratori, armati solo di competenza, serietà e professionalità, si scontrano con l’arroganza e la prepotenza di chi conosce solo il linguaggio della violenza. Aggressioni come queste fanno emergere quanto importante sia il rispetto delle regole per la sicurezza delle persone che lavorano. Il prezzo che si paga per le scarse condizioni di sicurezza spesso è drammatico, addirittura a volte si paga con la vita di lavoratori incolpevoli.

Abbiamo chiesto con urgenza agli organi competenti, Prefettura e Questura, di aprire il tavolo prefettizio per adeguare la norma anche in questi settori”.