Detenuto si suicida in cella, secondo caso in un mese a Barcellona

Redazione

Detenuto si suicida in cella, secondo caso in un mese a Barcellona

lunedì 12 Febbraio 2018 - 10:59

Un detenuto italiano di 30 anni si è tolto la vita nel carcere di Barcellona. Lo rendono noto Vito Fazio e Lillo Navarra, rispettivamente segretario locale e nazionale per la Sicilia del Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria.
“E’ il secondo suicidio di un detenuto del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto in un mese – sottolineano i due sindacalisti -. Dopo il grave evento luttuoso dello scorso 16 gennaio, registriamo il suicidio in cella di un detenuto. L’agente di polizia penitenziaria di servizio si è accorto dell’accaduto e ha dato l’allarme. Purtroppo sono stati vani i tentativi di soccorso per rianimarlo, anche con l’ausilio di altri colleghi e dello staff infermieristico.
Il suicidio – aggiungono – è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.
“La situazione nelle carceri della Sicilia, dove oggi sono detenute circa 6.400 persone rispetto ai circa 6.000 posti letto è allarmante – denuncia il segretario generale Sappe, Donato Capece -.I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri siciliane nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 620 atti di autolesionismo, 119 tentati suicidi, 664 colluttazioni e 75 ferimenti. Tre sono stati i suicidi di detenuti e tre le morti in carcere per cause naturali.
Le evasioni sono tate 8 da istituti penitenziari e 12 a seguito della concessione di permesso premio, semiliberta’ e lavoro all’esterno. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia penitenziaria”.