De Luca sbandiera nomi dei denunciati: "Oltre a magistrati, Finanza e un avvocato. Presenterò il 22 il mio libro su di loro: La lupara giudiziaria"

Redazione1

De Luca sbandiera nomi dei denunciati: "Oltre a magistrati, Finanza e un avvocato. Presenterò il 22 il mio libro su di loro: La lupara giudiziaria"

martedì 12 Dicembre 2017 - 11:47

“In testa c’è il procuratore Barbaro. È un rapporto d’amore ed odio. Denuncia articolata in quattro parti. L’allegato A reperibile senza spegnere soldi, intitolato ‘oltre 10 anni di aggressione alla Fenapi’. La mia colpa è che parlo ma se non parlassi sarei morto. Ecco chi sono i giudici che si sono accaniti contro di me: V. B., L. T, A. C., che sono autori a vario titolo dei provvedimenti dei procedimenti penali n. 6444/11 e n. 3086/14; il Gip del Tribunale peloritano M. D. F. e un Ctu, C. T., che ci dovrà spiegare certe cose (questi ultimi due, reclutati solo dal procedimento datato 2014). Da oggi, parte azione che avrà riservatezza; la parte C riguarda Guardia di Finanza i cui rappresentanti sono: G. R., O. P. , J. P., S. L. G. e L. G. Alcuni hanno solo firmato. Altri, per sei anni, nella veste di Polizia Giudiziaria e Tributaria mi hanno tenuto compagnia e siamo diventati amici. Ultima parte interessa l’avvocato G. C. una sorta di confidente, che ha parlato a dispetto di ogni forma deontologica. L’ha fatto perché non era un avvocato qualsiasi”.

Così, oggi alla ex Chiesa di Santa Maria Alemanna, il parlamentare all’Ars, Cateno De Luca solleva il caso dell’atteggiamento persecutorio contro di lui che sarebbe stata perpetrato dal lontano 2011, epoca del suo arresto, da diversi soggetti di Palazzo Piacentini e altri implicati nelle indagini e nel tessere la tela delle accuse. La vicenda è stata inserita e tradotta nella denuncia, depositata dal politico regionale, alla Procura di Reggio Calabria, luogo scelto per non inficiare una attività ispettiva parziale.

“Si trattò di un procedimento aperto dall’Ufficio di Procura che aveva ipotizzato una vera e propria associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale sulla scorta della denuncia per ingiuria dell’avv. Cicala del 24 marzo 2014 nei confronti del rappresentante legale del CAF e una informativa della Guardia di Finanza dell’8 maggio 2014 indirizzata alla Procura, dove l’esponente veniva qualificato amministratore di fatto del CAF Fenapi. C’è stata anche la supervisione dei superiori dei marescialli A. R. e F. F. I reati ipotizzati sono calunnia, falsificazione di atti giudiziari, violazioni varie che dovranno essere accertate dagli organi giudiziari. Atto ricognitorio su reati uguali di cui De Luca è stato accusato”.

“Voglio essere lasciato in pace per svolgere la mia funzione di eletto dal popolo, come lo so fare, denunciando con qualunque nome e cognome. Solo i mafiosi non denunciano. Potrei sedermi a giocare a carte pure io. Ma evito”.

“Riprenderò la mia vita normale. La mia vocazione non è quella del denunziatore ma, messo nell’angolo, sono costretto a difendermi. Sono tentato di fare una associazione delle vittime del Tribunale di Messina. Realizzare un centro di ascolto per conoscere la dimensione umana non quella penale. Si entra in uno stato psicologico di chi è innocente, metti in dubbio te stesso. Io che ho subìto due arresti ho bisogno di tempo per reagire. La organizzeremo perché credo nella giustizia. Non mi va che ‘il Barbaro di turno’ generalizzi le mie affermazioni. Non mi va che di un fatto specifico faccia un vessillo per punire De Luca, dopo tanti anni forse perché l’eco di Giletti gli ha fatto antipatia. So che ci sono magistrati preparati e perbene ed è per loro che io sono libero. Il Palazzo è la prima vittima di certe cose. Io sono il primo a non generalizzare. Se parlo di un inquilino, non mi riferisco a tutto il condominio”.

“Ho sintetizzato tutto ne ‘La lupara giudiziaria’ quando la giustizia si trasforma e spara e fa lo stesso danno. I prossimi giorni lo scriverò e sarà pubblicato da Armando Editore. Sarà presentato il 22 dicembre alle ore 16 al Palacultura. Stampa limitata ed entro sabato 16 dicembre. Solo 100mila copie. Il 23 si farà il Consiglio nazionale della Fenapi il cui presidente Carmelo Satta ha dovuto ‘provare il gusto del carcere’ e si è anche scagionato. Un grande mio amico e fratello, a cui sono vicino. Hanno fatto una strage di innocenti neanche di impertinenti, io almeno sono impertinente”.

Carchietti al Tribunale del Riesame risponde all’avvocato Taormina: “Prof. In una dialettica processuale un arresto ci sta. Io ero a due passi e ho resistito dall’intervenire”.

“Quando i carabinieri sono venuti a prendermi alle 7:02, per me era prassi. Ma mi sono meravigliato della misura cautelare di Satta. Del sequestro dei beni della Fenapi che non c’entravano non mi sono capacitato”.

“Non faccio diventare personaggi i personaggi che non sono di brindisi, giusto per chiarezza. Il mio progetto di liberazione sarà ufficializzato a piazza Duomo, l’1 gennaio alle 16:30, per un brindisi.

L’avvocato Taormina ha invocato il Ministero di Grazia e Giustizia per esaminare i fatti ed eventualmente sospendere in via cautelativa dall’esercizio chi si è occupato di questi casi, in particolare i magistrati. Ricordiamo che Barbaro ha querelato per diffamazione i due difensori di De Luca, insieme al deputato, con istanza di un risarcimento pari a 500mila euro. Ovviamente i suoi legali si sono già mobilitati per respingere la richiesta e la querela.

Foto Rocco Papandrea