Città Metropolitana, sovrapposizione dei ruoli

Redazione

Città Metropolitana, sovrapposizione dei ruoli

domenica 13 Agosto 2017 - 10:16

Apprendo che il Commissario facente funzioni del Consiglio Metropolitano della Città Metropolitana di Messina, e qindi di un organismo deputato per legge solo alla emanazione di atti di indirizzo e di controllo, starebbe predisponendo una delibera concernente la dichiarazione del dissesto finanziario dell’ente, in quanto non vi sarebbero le condizioni per poter approvare il bilancio Consuntivo ed il rendiconto di gestione per il 2016 ed il bilancio di previsione 2017, che deve essere esitato entro il 30 settembre.
Ciò avviene, a mio parere, in una totale confusione e sovrapposizione di ruoli che perdura da tempo; in quanto le gestioni commissariate delle ex Province Regionali dovevano assicurare la gestione ordinaria e non straordinaria, accompagnando il percorso che doveva portare alla normalizzazione dei vari organismi di gestione:
Ma ciò avviene nell’assoluto ed incomprensibile assordante silenzio del vero rappresentante istituzionale della Città Metropolitana, e cioè l’attuale Sindaco Metropolitano nonché Sindaco della Città di Messina.
Per cui trovandoci di fronte ad un atto non solo tecnico, ma dai forti risvolti politici ed amministrativi, vanno fatte alcune considerazioni.
Può un solo soggetto, senza alcuna legittimazione democratica e popolare ma nominato e prorogato politicamente dal Presidente della Regione, adottare ed approvare, in una logica puramente autoreferenziale, una determinazione di tale importanza e gravità, senza che venga coinvolto il Sindaco della Città Metropolitana e quella Conferenza Metropolitana dei Sindaci, prevista dalla legge ed ancora non insediatasi ufficialmente?
Ed ancora, un atto così grave come la dichiarazione di dissesto, che avrà conseguenze pesantissime sul personale (il cui costo andrà parametrato ai costi generali ed al patto di stabilità con l’individuazione di liste di personale in eccedenza ed in esubero) e sulle attività dell’ente (che in assenza di bilancio non potrà introitare le somme dei finanziamenti per gli investimenti sul territorio provinciale previste dal masterplan), può essere adottato da chi da più di 4 anni svolge il ruolo quasi monocratico di corresponsabilizzazione gestionale dell’ente?
Ma viene da chiedersi anche quali siano stati i provvedimenti adottati in questo lungo lasso di tempo per affrontare le pesanti criticità dell’ente, perduranti già da prima a causa della progressiva riduzione dei trasferimenti statali e regionali e del già importante prelievo forzoso per alcuni tributi di competenza delle ex province.
Perché questo particolare status di gestione monocratica andava utilizzato per razionalizzare l’organico sovradimensionato rispetto alle funzioni attribuite, adottando le procedure di mobilità previste dalla legge Del rio e rispettate nelle altre province italiane, e non per predisporre nuove piante organiche assegnando mansioni, funzioni e posizioni organizzative (con relative indennità di funzione).
Così come andavano avviate per fare cassa le procedure di alienazione dell’importante patrimonio immobiliare ( così come previsto dal piano delle alienazioni correlato al piano triennale delle opere pubbliche) e portate a compimento le fuori uscite da enti e società partecipate dopo il piano di dismissione approvato dal precedente consiglio provinciale.
Andavano inoltre razionalizzate e ridotte le spese di rappresentanza e di eventi e manifestazioni per renderli più confacenti allo stato di estrema difficoltà finanziaria dell’ente; e sul piano degli interventi strategici si poteva cercare di intercettare finanziamenti dell’Unione Europea in settori importanti, quali quelli delle risorse idriche e del ciclo integrato dei rifiuti (per i quali le normative esistenti attribuiscono ruoli importanti all’ente).
E perché non si è cercato, in una visione di Area Vasta, di potenziare i raccordi con altre realtà territoriali viciniori, utilizzando strumenti importanti, quali la rete Esi (Rete degli Stretti Europei) od il sistema territoriale Sicilia Orientale, che ha visto le province di Catania, Siracusa e Ragusa ottenere cospicui finanziamenti per i loro territori?
Ed in questi ultimi tempi, non di gestione monocratica ma di “duumvirato”, perché non si è cercato di fare azione di lobbing con le altre città metropolitane siciliane di Palermo e di Catania per una interlocuzione forte con i governi nazionali e regionali ed anche con l’Unione Europea in riferimento alle politiche comunitarie per le aree vaste?
Credo quindi che invece di spettacolari fughe in avanti sia necessario riprendere l’interlocuzione anche con altre città metropolitane e liberi consorzi e con il governo regionale per individuare provvedimenti straordinari e per poter predisporre ed approvare i bilanci, coinvolgendo i soggetti politici e sociali prima di adottare in solitudine un provvedimento che avrà conseguenze pesantissime sul futuro della appena costituita Città Metropolitana di cui si è celebrata sì la nascita ma non ancora il battesimo.

                                                                       Michele Bisignano