Mancuso: "Città metropolitane e Liberi consorzi allo sfascio, Ars responsabile"

Redazione

Mancuso: "Città metropolitane e Liberi consorzi allo sfascio, Ars responsabile"

sabato 05 Agosto 2017 - 18:01

“L’Assemblea regionale siciliana sta concludendo il suo mandato nella maniera peggiore. Da più di tre mesi non riesce ad emanare alcun dispositivo legislativo né a portare a compimento le iniziative di legge già approvate nelle commissioni ed incardinate per l’approvazione definitiva in aula”. Il duro atto d’accusa è di Bruno Mancuso, che sottolinea lo stato di abbandono dei servizi affidati alle ex Province.
“Non si riesce a comprendere, come fortemente denunciato anche dai sindacati, perché non venga esaminata la proposta di modifica della legge istitutiva di Città metropolitane e liberi consorzi, sui cui contenuti si era registrata un’ampia convergenza in commissione legislativa. Gli Eenti sono stati abbandonati a loro stessi dal Governo regionale, nonostante gli impegni assunti sugli interventi finanziari per lo svolgimento delle funzioni e l’espletamento dei servizi di competenza, in particolare la manutenzione delle strade provinciali, che versano in condizioni di abbandono totale e spesso ai limiti della percorribilità.
Tale assoluta precarietà – prosegue Mancuso – pregiudica l’approvazione dei bilanci e la continuità gestionale degli Enti destinati al dissesto, con il personale senza prospettive certe per il futuro e i servizi allo sbando. Sarebbe auspicabile un’iniziativa responsabile per trovare la copertura finanziaria ai contributi straordinari necessari per evitare il dissesto, che avrebbe conseguenze anche sul piano dei finanziamenti individuati per i vari “Patti” compreso quello per la Città metropolitana di Messina. In assenza di bilancio tali somme per investimenti sul territorio provinciale non potrebbero essere introitate.
Sarebbe opportuno riprendere un ragionamento complessivo su ruolo e il funzionamento degli enti intermedi, accantonando l’adeguamento alla Legge Delrio, che fondava i suoi presupposti sull’abolizione delle province, salvate dal referendum del dicembre 2016 e la riproposizione dei liberi consorzi, che non sono previsti e riconosciuti a livello nazionale, ammettendo così che la specificità autonomista può rischiare di trasformarsi da potenziale leva di sviluppo in fautrice di vincoli e gabbie, un’autentica palla al piede”.