Una seduta carica di tensione quella che ha visto convocata la Commissione comunale a Messina per affrontare il drammatico tema del disagio giovanile. Prostituzione minorile, ludopatia, uso di droga da parte di minori, dispersione scolastica: un quadro allarmante che ha spinto le istituzioni civili e religiose a chiedere interventi concreti.
I numeri e le denunce in Aula
Alla Commissione erano presenti tra gli altri Padre Nino Basile, direttore della Caritas diocesana, e l’ex garante per l’infanzia Angelo Fabio Costantino. Insieme hanno esposto dati e testimonianze su un fenomeno in aumento: minorenni coinvolti in dipendenze, prostituzione, abbandono scolastico, entrati in contesti di grave marginalità.
“Molti bambini, già a 8-9 anni, si avvicinano a droga e scommesse”, ha denunciato Costantino tra gli altri numeri inquietanti. Padre Basile ha chiesto che la Commissione servisse a fare luce sulle cause profonde del disagio e non soltanto a elencare “progetti e dati”: “È bello sentire le cose che si fanno, interessante ascoltare i dati. Ma … quali azioni reali stiamo mettendo in campo per arginare le cause?” ha chiesto con forza.
L’intervento che accende la tensione
La seduta però ha preso una piega inattesa quando il consigliere Pippo Trischitta, intervenendo in difesa dell’amministrazione, ha rivolto parole dure agli ospiti. Pur dichiarandosi “cattolico praticante”, ha invitato la Chiesa a “fare la sua parte”, proponendo — al posto degli enti di volontariato — la vendita dei beni ecclesiastici inutilizzati per finanziare “progetti per i giovani”. Le sue affermazioni sono state percepite come offensive ed estranee rispetto al tema in discussione: una provocazione che ha provocato la reazione immediata di Padre Basile e Costantino.
L’abbandono dell’aula: una protesta simbolica
Il colpo di scena si è consumato poco dopo: padre Basile e l’ex garante Costantino, insieme ad alcuni altri partecipanti, hanno deciso di abbandonare l’aula. Una decisione che ha segnato la fine prematura dei lavori della Commissione. Un gesto forte, inteso come segnale di protesta verso una discussione che — secondo loro — non stava affrontando i temi reali ma alimentava polemiche sterili.

La reazione del M5S: solidarietà e richiesta di responsabilità
A commentare l’accaduto è stata Cristina Cannistrà:
«Esprimo la mia più sincera vicinanza a Padre Nino Basile … per quanto avvenuto ieri in Aula Consiliare». Ha definito «totalmente inappropriate» le modalità dell’interruzione e le parole rivolte a Padre Basile durante un dibattito su temi così delicati.
«È come se si fosse dimenticato — afferma — che per decenni ha operato accanto alle persone più vulnerabili della nostra comunità, ascoltandole, accompagnandole e rendendo visibile ciò che troppo spesso preferiamo ignorare».
Cannistrà sottolinea l’urgenza e la gravità delle questioni sollevate: prostituzione minorile, ludopatia, dispersione scolastica, dipendenze — problemi che richiedono risposte concrete, programmate e coordinate. Per questo chiede un confronto maturo e serio, che coinvolga istituzioni, terzo settore ed enti religiosi, con un progetto condiviso e strutturato.
«Messina non può permettersi superficialità né silenzi davanti al dolore dei suoi ragazzi … Questo è il momento della responsabilità e del coraggio: per i nostri giovani, non arretreremo di un passo».
Le ricadute: rischio di isolamento del dibattito sociale
L’episodio — oltre a far saltare la Commissione — lascia uno strascico pericoloso: la perdita di un’occasione di dibattito pubblico su questioni sociali cruciali. La chiusura anticipata rischia di trasformarsi in silenzio istituzionale. Diverse forze politiche e sociali chiedono ora una riconvocazione urgente della Commissione con gli stessi ospiti, in modo da restituire dignità al tema e consentire un confronto serio e rispettoso.
Serve un’azione collettiva e concreta
Quanto emerso ieri — dagli interventi di Caritas e degli operatori sociali — non può essere ignorato. Prostituzione minorile, gioco d’azzardo, uso di droga, dispersione scolastica, marginalità giovanile: fenomeni in crescita che richiedono soluzioni strutturali e una presa di responsabilità collettiva.
Secondo Cristina Cannistrà e chi ha deciso di fare un passo indietro in segno di protesta, è indispensabile:
- ricostruire un percorso di ascolto e condivisione tra istituzioni, associazioni e realtà del territorio;
- realizzare programmi di prevenzione e cura, comunità per minori a doppia diagnosi, supporto psicologico, percorsi educativi seri;
- garantire trasparenza e rispetto istituzionale ogni volta che si tratta di vulnerabilità sociale.
Perché — come ha ricordato la stessa Cannistrà — «Messina non può permettersi superficialità né silenzi davanti al dolore dei suoi ragazzi».

