Maxi-sequestro per traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale: sigilli a una vasta area e a un’impresa

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Maxi-sequestro per traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale: sigilli a una vasta area e a un’impresa

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mercoledì 19 Novembre 2025 - 13:28

Operazione congiunta questa mattina dei Carabinieri della Compagnia di Messina Sud e della Polizia Municipale – Nucleo di Polizia Ambientale, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. I militari hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale del Riesame, che ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero dopo il precedente rigetto da parte del GIP.

Il provvedimento riguarda un’area molto estesa, quella di Torrente Guidari, situata nel territorio comunale di Messina e utilizzata – secondo l’impianto accusatorio – come discarica abusiva per rifiuti di ogni tipo, oltre a un complesso aziendale operante nel settore della gestione e recupero dei rifiuti.

Le accuse: traffico organizzato di rifiuti e disastro ambientale

Secondo gli inquirenti, dagli elementi raccolti emergerebbero indizi tali da configurare:attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, contestati – allo stato – a tre imprenditori, ritenuti titolari e gestori di fatto dell’azienda.

Coinvolti anche diversi conferitori dei rifiuti. Le condotte contestate si sarebbero protratte dal 2020 fino a oggi, con un impatto significativo sul territorio.

Indagini partite nel 2023: pedinamenti, droni e intercettazioni

L’inchiesta, avviata nel giugno 2023, è stata caratterizzata da un’intensa attività investigativa:sopralluoghi e controlli con l’impiego di droni, pedinamenti, intercettazioni, acquisizione di ampia documentazione. Grazie alle telecamere installate dalla Procura all’interno dell’area, sono stati identificati diversi soggetti mentre, a bordo di autocarri, percorrevano la pista interna dell’impianto per poi scaricare tonnellate di rifiuti nel vallone del torrente Guidari, un’area particolarmente fragile e già in passato soggetta a dissesti.

Il quadro ricostruito dagli investigatori

Dalle indagini sarebbe emerso che:

  • i rifiuti provenivano in prevalenza da cantieri edili e demolizioni;
  • venivano formalmente conferiti a un impianto di recupero, che ne accettava lo smaltimento in concorso con i conferitori;
  • solo il 10% del materiale sarebbe stato effettivamente recuperato e riutilizzato;
  • la restante parte veniva interrata illecitamente nel pendio del torrente, coperta con terreno vegetale e compattata;
  • nel tempo si sarebbero formate pericolose barriere artificiali che alteravano il normale deflusso delle acque, aumentando il rischio di smottamenti ed esondazioni.

Le analisi peritali, eseguite con il supporto di ARPA Sicilia e ARPA Calabria e con interventi tecnici dei Vigili del Fuoco, hanno individuato zone particolarmente contaminate e fatto risalire i primi abbandoni di rifiuti al 2015, contestualmente all’avvio dell’attività dell’azienda.

Rifiuti usati anche per opere pubbliche

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, parte dei materiali trattati senza le dovute autorizzazioni – e accompagnati da false certificazioni – sarebbe stata utilizzata per lavori pubblici, tra cui il parcheggio “Contemplazione”, già sequestrato nel maggio scorso.

Presunzione d’innocenza

La Procura precisa che gli indagati devono considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva e che il procedimento potrà concludersi anche con l’accertamento dell’assenza di qualsiasi responsabilità e con la restituzione dei beni sequestrati.

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