L’ ambasciatore del gusto relaziona nella sede dell’Assemblea Regionale a Palermo in occasione della candidatura all’Unesco della cucina siciliana. Nel futuro ancora mafia, overtourism e l’avvento della robotica e dell’ intelligenza artificiale.
“Potremmo essere l’ultima generazione di cuochi umani prima dell’avvento dei robot” così chef Pasquale Caliri intervenuto mercoledì scorso a Palermo nella sede dell’Assemblea Regionale Siciliana ha aperto il suo intervento sul futuro della ristorazione. L’occasione era quella dell’incontro a Palazzo Reale nell’ambito di “Sicilian Experience” sulla candidatura della cucina siciliana come patrimonio immateriale dell’umanità che dovrà essere votata il prossimo dicembre dal comitato intergovernativo dell’Unesco a Nuova Delhi. L’ambasciatore del gusto ha sottolineato come ogni riconoscimento non puo’ prescindere dalla conoscenza di tutti i segmenti dell’agroalimentare.
Tre le grandi criticità, secondo il cuoco messinese: la criminalità che imperversa anzi governa nell’agroalimentare, il pericolo dell’overtourism e delle foodificazione delle città, e il futuro alla luce dell’avvento dell’intelligenza artificiale insieme alla robotica.
“Un piatto deve essere buono ma deve essere anche sano – ha detto lo chef – sano dal punto di vista della salute ma anche della legalità. Ad oggi. Lo dimostrano i dati Eurispes, la mafia nell’agroalimentare si è diffusa a macchia d’olio dalla produzione alla raccolta alla distribuzione. La relazione annuale dell’istituto è allarmante. Ed ancora l’overtourism e la foodificazione : “ Le città prese d’assalto da una fruizione turistica incontrollata hanno prodotto un’offerta gastronomica sempre più livellata verso il basso in più le continue manifestazioni di piazza nate per diffondere l’offerta si vanno trasformando in un mercato a cielo aperto che bocconi di cultura producono bocconi d’intrattenimento”.
In ultimo la conclusione sul futuro dove – secondo lo chef messinese – incombe l’avanzata della robotica. “Esistono già robot barman, pizzaioli, che suppliscono al lavoro artigianale producendo cibi standardizzati a prezzi contenuti. Certo tutto questo sottrae creatività e la straordinarietà della cucina made in Italy ma se la logica è (come sarà) quella del profitto è facile comprendere quale futuro ci attende”.

