L’ex cantiere Marinasport di Paradiso, oggi in stato di abbandono dopo il fallimento della società, continua a rappresentare una ferita aperta per la città. Discariche abusive, degrado ambientale e il pericoloso carroponte ancora presente nell’area sono le criticità più gravi emerse in numerosi servizi giornalistici e segnalazioni dei cittadini.
Il Circolo dello Stretto di Fratelli d’Italia – con una nota firmata da Piero Adamo e Dario Carbone – ha inviato una proposta ufficiale a Regione, Autorità portuale e Comune, chiedendo di intervenire in maniera strutturale.
«Un luogo identitario di Messina»
Nella nota si sottolinea come l’area delle Case Basse di Paradiso non sia un semplice spazio demaniale:
- qui soggiornarono e scrissero Goethe e Nietzsche;
- vi visse la poetessa Maria Costa, oggi ricordata con la Casa Museo che porta il suo nome;
- la zona è già sede di un circolo nautico e di locali frequentati, rappresentando quindi un punto “identitario” per la città.
Eppure, nonostante il valore storico e culturale, l’area resta in abbandono, ostaggio di un intricato nodo di competenze: il Comune non ha potere diretto, il Demanio non può intervenire perché la concessione è ancora formalmente in vigore, la Curatela fallimentare non dispone di risorse.
La proposta di Fratelli d’Italia
Secondo il Circolo dello Stretto, l’unica soluzione efficace sarebbe modificare la circoscrizione portuale e assegnare l’area all’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto. L’AdSP, sostengono Adamo e Carbone, avrebbe infatti le competenze e le risorse necessarie per:
- progettare un porticciolo turistico di cui Messina è carente;
- riutilizzare a fini portuali e nautici le aree ex cantiere;
- valorizzare il borgo marinaro delle Case Basse, con la sua memoria storica e culturale.
L’appello alle istituzioni
Il Circolo chiede quindi all’assessore regionale Giusy Savarino, al commissario dell’Autorità portuale Francesco Rizzo e al sindaco Federico Basile di promuovere un tavolo congiunto per affrontare la questione.
«Non bastano soluzioni tampone – scrivono Adamo e Carbone –. Serve una visione di sviluppo che trasformi un’area degradata in una risorsa per tutta la città. L’interesse unico deve essere quello di Messina».

