Arriva il Commissario, ma si allontanano le elezioni?

L’arrivo del Commissario al Comune di Messina potrebbe spingere in autunno le elezioni amministrative. Contrariamente a quanto affermato dall’ormai ex sindaco di Messina, Cateno De Luca, il quale ha riferito di avere parlato con Palermo e che le elezioni si terranno a fine maggio (ricordiamo è lo stesso che aveva detto che i magistrati della Corte dei Conti s’erano complimentati per il Piano di riequilibrio, salvo scoprire che fosse carente), circola voce di un possibile rinvio.

Infatti, pende come una spada di Damocle il possibile referendum per la costituzione del Comune Monte-Mare, proposto da un comitato locale, e bloccato a mezzo di carte bollate dall’ex sindaco De Luca per disinnescare, o comunque spingere in avanti, la scissione dei villaggi collinari e rivieraschi da Messina.

Al Tar, infatti, pende un giudizio il cui esito potrebbe condizionare le prossime amministrative. Se i giudici daranno ragione agli scissionisti, allora è molto probabile che il referendum si farà prima delle prossime elezioni, dal momento che in caso di successo il corpo elettorale del Comune di Messina muterà. E quindi elezioni rinviate in autunno, sempre che intervenga una legge regionale che dia il via libera alla finestra autunnale, caso contrario le elezioni si terranno nella primavera del 2023.

C’è comunque, la possibilità che il Tar dia ragione al Comune di Messina e, in questo caso, si andrebbe al voto a maggio prossimo.

Infine, esiste la cosiddetta “terza via“, ovvero che il Commissario appena nominato rinunci al ricorso al Tar e allora si terrà la consultazione popolare con rinvio delle elezioni.

Insomma, non è detto che si vada al voto a maggio prossimo, ipotesi che De Luca vorrebbe scongiurare perché la “piazza” potrebbe raffreddarsi e gli elettori potrebbero voltargli le spalle di fronte a dimissioni che appaiono a dir poco scellerate. Nella peggiore delle ipotesi, quindi, Messina rischia un lunghissimo commissariamento che porrà la città dello Stretto nelle condizioni di non avere una guida politica.

Non che quella commissariale sia scadente, dal momento che il governatore Nello Musumeci ha fatto ricadere la sua scelta su Leonardo Santoro, stimabile dirigente regionale messinese che conosce a menadito la sua città. Ma politicamente un lungo commissariamento sarebbe una iattura dal momento che il vertice di Palazzo Zanca, a norma di legge, dovrà occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione.

E poi c’è il nodo, ancora irrisolto, del Piano di riequilibrio, tenuto conto che l’uscente Cateno De Luca ha solo frettolosamente rimodulato il piano, dopo che era stato “bocciato” il precedente, senza nemmeno farlo votare al Consiglio comunale.

Al di là delle dichiarazioni di facciata di Cateno De Luca, un autentico mago della finanza pubblica, non è scongiurato il rischio del default. Il “ventre molle” del riequilibrio è rappresentato dalle transazioni, sulle quali i magistrati contabili hanno concentrato le proprie attenzioni.

Davide Gambale

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